Ottavia e Marco abitano in uno degli appartamenti della Corte di Quarto da febbraio 2022. Lui fa il tecnico di radiologia e l’osteopata, lei è impiegata in una piccola azienda.

 

Marco e Ottavia in uno dei momenti comunitari nel cortile della Corte di Quarto

 

–              Come siete arrivati qui?

Ottavia e Marco: Ci siamo sposati a novembre. Fin dall’inizio abbiamo preferito non essere chiusi e isolati in un appartamento, ma condividere un’esperienza di vita comunitaria. Una volta sposati, abbiamo quindi chiesto in giro se ci fossero delle realtà che potessero rispondere concretamente a questo nostro desiderio. Conoscevamo Suor Elena che, non appena saputo del nostro desiderio, ci ha presentato la Corte di Quarto. Abbiamo fatto un colloquio prima con p. Giuseppe e poi con la responsabile dell’Housing Silvia Carameli e nel giro di poco, neanche un mese, ci siamo trasferiti qui.

–              Quali sono le esperienze che vi sono più rimaste in mente di questo periodo?

O: Ricordo sempre che, dopo la prima notte trascorsa alla Corte, ho aperto le finestre, ho visto suor Elena dall’altra parte e i bambini che mi hanno salutata gioiosamente. Quel giorno i sorrisi dei piccoli mi hanno cambiato la giornata, mi hanno fatta andare al lavoro contenta.

M: Per quanto mi riguarda, invece, mi fa sempre piacere arrivare alla sera e scendere dalla macchina sentendo le urla dei bimbi intorno a me. Subito qualcuno mi abbraccia e mi salta addosso. Mi capita spesso di entrare nel cortile già con tre bambini attaccati alle gambe e alle braccia.

Abitare qui mi ha dato anche la possibilità di partecipare al viaggio di solidarietà in Ucraina. Un’esperienza che non dimenticherò mai: solo la solidarietà può ammorbidire cuori resi di pietra per via dell’esperienza bellica.

–              Come immaginate il vostro futuro qui?

O&M: Se all’inizio avevamo idea di stare un annetto e poi cercare casa, ora invece abbiamo azzerato i nostri piani per il futuro e abbiamo capito che ci piace davvero vivere in questo modo. Rimaniamo a disposizione a portare avanti esperienza di questo genere visto che ci piacerebbe continuare a vivere in un contesto comunitario, qui o altrove.

–              Che insegnamenti immaginate di portare con voi grazie all’esperienza alla Corte di Quarto?

O&M: Abbiamo capito che ogni vita è un mondo a sé: giudicare non è mai possibile. La storia di ogni singolo ha un grande valore ed è necessario conoscerla. Spesso ci si ferma al nostro modo di vedere le cose, mentre entrare in relazione con situazioni anche complicate e lontane dalla nostra quotidianità ti cambia e ti arricchisce nel profondo.