Nata il 7 agosto a San Salvador e morta il 13 marzo 1983 a San Salvador.

Marianella fu una giovane e brillante avvocato, nata da padre spagnolo e madre salvadoregna.

Il contesto sociale e politico in cui visse è il medesimo in cui operò Oscar Arnulfo Romero.

El Salvador era uno stato lacerato dalla guerra civile tra i militari al potere e i gruppi politici che chiedevano maggiore giustizia; la povertà attanagliava la classe contadina; i poveri erano oppressi e uccisi da un potere che si professava come baluardo della cristianità, ma che in realtà era inumano e con il cristianesimo non c’entrava niente.

Marianella denunciava gli arresti, gli omicidi, le detenzioni senza accuse e le sparizioni di molti salvadoregni.

Raccolse materiale sui desasparecidos, sulle donne violentate, su chi aveva subito torture, e instancabilmente viaggiava per fornire a partiti e governi di tutto il mondo la documentazione di quello che succedeva a El Salvador. Corse per l’Europa con lucide priorità: incontrare persone, parlare alla gente, rilasciare interviste alla radio e in TV, scrivere lettere e articoli; la caratterizzava un tono umile e mai superficiale. Sapeva che per cambiare le coscienze e far nascere una nuova concezione del mondo bisognava impegnare a tempo pieno tutte le energie di cui si è capaci, in tutti i campi in cui si è in grado di dare un contributo di chiarezza, di profondità, di conoscenza e di umanità.

Così Marianella si espresse in un’intervista (riportata nel libro “Marianella e i suoi fratelli” di Raniero La Valle e Linda Bimbi) quando le venne chiesto in che modo la sua lettura del Vangelo contribuiva a fondare la sua fiducia nell’umanità, nella sua possibilità di cambiare:

“ Il Vangelo … ha senso per tutta la storia dell’umanità, quale che sia il tempo che si vive, perché è un progetto di liberazione, e in ogni momento della storia umana è necessario lavorare per la liberazione, non c’è epoca nella storia in cui si possa conseguire una perfezione assoluta….La Bibbia è, almeno per i cristiani, quella che illumina e sostiene, per aiutare a trovare le forme e i contenuti della liberazione; e ciò senza pretendere di instaurare in proprio nome un potere, e perciò senza tradursi in ideologia”.

Come monsignor Romero, anche Marianella ricevette minacce di morte, ma continuò la sua battaglia pacifica.

Venne assassinata il 13 marzo 1983, a soli 34 anni, mentre conduceva, per conto dell’ONU, un’inchiesta sull’uso dei gas tossici da parte delle forze armate salvadoregne. La sua uccisione avvenne tre anni dopo quella di Romero. Da lui aveva imparato la denuncia audace, intransigente ma disarmata.

Da lui aveva appreso anche il coraggio della fede. Marianella è oggi testimone, per tutti i laici cristiani, di come si possa vivere la propria vocazione a trasformare “spade in aratri”, coniugando cuore e intelligenza, carità e competenza professionale.