Nata il 15 gennaio 1914 a Middleburg (Paesi Bassi) e morta il 30 novembre 1943 ad Auschwitz.

Etty (Esther) era figlia di genitori ebrei. La madre aveva raggiunto Amsterdam dalla Russia per sfuggire ad un pogrom. Il padre nato ad Amsterdam era un professore di lingue classiche.

Etty era la prima di tre figli: Iaap, allievo modello, studiò medicina e durante la guerra lavorò in qualità di medico nell’Ospedale israelitico di Amsterdam. Misham invece fu pianista di talento.

Etty frequentò la facoltà di legge ad Amsterdam e, dopo la laurea, si dedicò allo studio delle lingue slave.

Nel 1941 avvenne l’incontro più importante della sua vita: quello con lo psicologo Julius Spier, allievo di Jung. Ebreo tedesco fuggito da Berlino nel 1939, Spier insegnava ad Amsterdam e fu un suo studente a presentargli Etty. L’incontro con Spier fu per Etty folgorante: decise subito di cominciare con lui una terapia e su invito di Spier nel 1941 iniziò a scrivere un diario della sua vita, per mettere “ordine nel suo caos interiore”, scioglierne il “gomitolo aggrovigliato”e “pieno di paura”.

Il legame tra loro, che si trasformò ben presto in una relazione sentimentale, fu di grande importanza per lo sviluppo spirituale di Etty. Spier le fece conoscere la Bibbia e S.Agostino, l’aiutò ad imparare a pregare e ad aprirsi alla fede.

Nel 1939 venne creato il campo di Westerbork, dove il governo olandese, in accordo con la principale organizzazione ebraica presente in Olanda, decise di riunire i rifugiati ebrei, tedeschi e apolidi, che vivevano nei Paesi Bassi, pensando ad una loro futura riemigrazione.

Alla fine del luglio 1942 Etty chiese ed ottenne di essere destinata a Westerbork come assistente sociale.

In seguito ad una retata, nel giugno 1943 giunsero a Westerbock i genitori di Etty e Mischa. Nel frattempo si facevano sempre più frequenti i convogli settimanali che partivano da quella radura desolata della pianura olandese alla volta della Polonia, dove i prigionieri, a detta delle autorità tedesche, andavano “a lavorare”.

Il 5 giugno Etty tornò al campo di Westerbock dopo un soggiorno ad Amsterdam per alcune cure mediche: in quest’occasione rifiutò l’aiuto di molti suoi amici che si offrivano di nasconderla per sfuggire alla persecuzione nazista. Voleva seguire fino in fondo le sorti della sua gente. Affidò ad un’amica gli 11 quaderni del diario affinché li facesse pubblicare, nel caso non fosse più tornata.

A Westerbork Etty passò mesi intensi occupandosi con abnegazione dei deportati, molti dei quali ammalati. E scriveva agli amici:

vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento. Certo accadono cose che un tempo la nostra ragione non avrebbe creduto possibili….Ma se noi ebrei non sapremo offrire al mondo impoverito del dopoguerra nient’altro che i nostri corpi salvati ad ogni costo – e non un nuovo senso delle cose, attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione – allora non basterà”.

Durante l’autunno 1943 vennero pubblicate clandestinamente ad Amsterdam due lettere che Etty aveva scritto dal campo.

Gli Hillesum furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 7 settembre 1943. Dal treno Etty riuscì a gettare un biglietto che verrà ritrovato lungo la linea ferroviaria e spedito: era indirizzato ad un’amica e fu l’ultimo scritto di Etty.

Nessuno di loro fece ritorno. Etty morì il 30 novembre 1943.

Il “Diario” di Etty venne pubblicato per la prima volta in Olanda nel 1981 e suscitò subito una forte emozione ed un grande interesse. Nel 1982, col titolo “ Il cuore pensante della baracca”, furono pubblicate le lettere che aveva scritto a Westerbock.

La storia di Etty colpisce per la lucidità con cui affrontò le vicende tragiche del suo tempo, opponendo una resistenza interiore al male e ricercando con tenacia e fede in Dio tracce di bene anche là dove sembra assente. Insegna che l’unica strada per contrastare l’odio è un atteggiamento d’amore con cui guardare, nonostante tutto, anche a chi ci sta facendo del male.