V DI PASQUA - Gv 14, 1-12


(At 6, 1-7; 1 Pt 2, 4-9; Gv 14, 1-12)

Sono rimasto colpito nel meditare queste letture da un elemento che trovo comune a tutte e tre ed è un atteggiamento che ci è dato di vivere pressoché ogni giorno.

Se ci pensate quasi quotidianamente nelle nostre relazioni con le persone, sia nella società che nella chiesa, avviene che facciamo delle selezioni, succede che – anche senza che ce ne rendiamo conto – preferiamo qualcuno e scartiamo altri, specie se non corrispondono ai nostri parametri, al nostro giudizio.

Ebbene questo è un atteggiamento sul quale dobbiamo riflettere, dice la parola di Dio di oggi, perché sappiamo vagliare i criteri con i quali accettiamo o rifiutiamo qualcuno, perché senza questa consapevolezza è già successo nella storia che Dio stesso sia stato scartato da coloro che credevano di saperne di lui.

Di questo ci parla la parola di Dio oggi. E questa parola è anche un messaggio di consolazione e di speranza per gli scartati, per chi è rigettato ai margini della società, o del mondo o del loro gruppo o della Chiesa stessa.

Infatti, perfino alla mensa della comunità degli Atti degli apostoli si insinua la lama tagliente della discriminazione: l’unità del gruppo cristiano sostenuta fino a quel momento dall’omogeneità etnica e culturale, nel giro di pochi anni deve misurarsi e confrontarsi con una nuova lingua, quella greca, con nuovi costumi, quelli dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con gente di altre etnie … e da qui nasce l’incomprensione.

Il motivo del conflitto è dato dal fatto che le vedove di lingua greca ricevevano scarsa attenzione dagli altri cristiani. Ma non aveva scritto Luca poco sopra che la comunità era un “cuore solo e un’anima sola”, che avevano tutto in comune e non c’era nessuno che potesse lamentarsi?

Eppure nel giro di poco tempo, di qualche anno, anche dentro la comunità dei discepoli di Gesù succede che ci sia qualcuno appunto che viene preso in considerazione e qualcuno che invece viene scartato e non riceve considerazione: quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica!

Ecco prendiamo questo dato così, senza entrare in approfondimenti ulteriori che pure sarebbero interessanti, perché poi la comunità di fronte a questa situazione sa trovare nel dialogo e nella preghiera la strada per superare il problema: vengono scelti sette, tutti con nome greco, che praticamente costituiscono una comunità appunto di lingua greca, accanto alla comunità di lingua ebraica.

E la parola di Dio si diffondeva, annota Luca: perché questa era la cosa importante.

Nella seconda lettura Pietro ricorda ai destinatari della sua lettera, e a ciascuno di noi, che addirittura l’esperienza cristiana si fonda e si appoggia sopra una pietra scartata.

Gesù è la pietra scartata da coloro che credevano di salvaguardare la tranquillità sociale e le tradizioni consolidate, scartata da coloro che se ne intendevano di cose religiose e credevano di decidere in nome di Dio.

Ma d’altronde, cosa poteva aspettarsi uno che fin dall’inizio si era speso per gli scartati del suo tempo, se non di subire a sua volta la stessa sorte?

Così quando, nel vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato e siamo nel contesto dell’ultima cena, Gesù percepisce lo spavento, la paura e lo sconcerto dei suoi, di coloro che hanno fatto di lui la pietra angolare della loro vita e che si rendono conto di trovarsi di fronte a una pietra che viene scartata, dice loro: Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. Io sono la via, la verità e la vita.

Sono le parole con cui dovremmo iniziare la nostra giornata ogni mattina: Non abbiamo paura c’è qualcuno che non sa immaginarsi senza di noi!

Chissà quante volte ci è capitato di vivere l’esperienza di essere per così dire scartati, messi ai margini, non essere considerati per quello che ci saremmo aspettati sul posto di lavoro, nelle relazioni con gli amici, nei contesti sociali … e probabilmente la rincorsa al conformismo ci ha salvati dalla tristezza e dalla solitudine.

Non è nel “così fan tutti” che vinciamo la solitudine e le incomprensioni, alla lunga diventa insostenibile. Piuttosto è appoggiandoci alla Parola immensa di Gesù che dice: Abbiate fede in me, io sono la via la verità e la vita.

Io sono la via, non sono un muro, uno sbarramento, sono la strada ed è sulla strada che abita la verità di Dio, è sulla strada che incontro la solitudine e le incomprensioni degli altri.

Io sono la verità: non una dottrina, un libro, una legge migliore delle altre, ma una relazione, perché se la verità è un «io» allora la verità abita nella relazione che ho con lui e la mia vita si spiega con la vita di Cristo.

Nella mia esistenza più Dio equivale a più io. Più Vangelo entra nella mia vita più io sono vivo.

La celebrazione della Pasqua ce lo ricorda praticamente ogni domenica: quella pietra scartata secondo la logica dei costruttori del mondo, continua ad essere una pietra d’inciampo per chi non obbedisce alla Parola.

Se guardiamo le cose da questa prospettiva allora ci dovremmo preoccupare più che di piangere su noi stessi perché magari veniamo a nostra volta scartati, di quanti anche noi con il nostro stile di vita, con le nostre scelte contribuiamo a scartare, ad emarginare, a non considerare.

Curiosamente, prima ancora di essere chiamati “cristiani” i discepoli di Gesù, secondo gli Atti degli Apostoli, erano chiamati “quelli della via”.

Non quelli dei muri, delle difese, dei recinti: questi sarebbero piuttosto i cristiani della paura, continuamente costretti a difendersi, ma i cristiani della via.

La via per dove? Chiede Tommaso.

La via per conoscere il volto di Dio. Dice il Cristo.

Ma tu mostraci il Padre, dicci come possiamo vedere il volto di Dio, chiede Filippo.

Se guardi me, dice Gesù, vedi il Padre.

Guardare il volto di Gesù è vedere il Padre.

Ma, il volto di Cristo è il volto di uno scartato!

È un monito importante e costante per noi: guardate che le pietre scartate dal mondo, sono le pietre angolari della casa di Dio.

E Cristo è sempre lo scarto della storia umana, per quanto ci si riempia la bocca di valori, per quanto la retorica del ruolo della religione nella società ci possa imbavagliare… in realtà il Cristo, il Gesù del Vangelo viene sempre scartato.

Preghiamo insieme oggi che non lo sia almeno da parte nostra.