audio 29 gen 2023
Sono rammaricato per il fatto che chi ha deciso le letture oggi non abbia rispettato la narrazione di Luca che insieme all’anziano Simeone che accoglie il bambino Gesù nel tempio di Gerusalemme, rammenta la presenza di Anna, profetessa di 84 anni, che accoglie il piccolo al tempio.
La testimonianza profetica di questi due anziani andrebbe perlomeno rispettata. Poi se uno proprio deve tagliare, perché togliere la figura femminile? Perché non togliere Simeone?
Dico questo perché sono una coppia di persone estranee tra loro, Simeone uomo giusto e Anna profetessa, che non hanno nessun incarico formale, né un ruolo istituzionale, eppure se Luca le descrive insieme nell’accogliere Gesù, qualche buon motivo l’ha avuto.
Ebbene è proprio questo che ci riguarda oggi. Cosa hanno potuto vedere Simeone e Anna in quel bambino che quei giovani genitori portano al Tempio? Oggettivamente parlando non sembra avessero ricevuto segnalazioni particolari, né informazioni segrete, non ci è dato di sapere di qualche fuga di notizie, di qualcuno che avesse ‘spoilerato’ sull’identità e sul futuro di quel bambino.
I due anziani, Simeone e Anna, sono la figura concreta e vivente di chi in silenzio si è letteralmente lasciato macerare dalla preghiera, dalla meditazione sulla parola di Dio, di chi ha condotto una vita giusta e riservata, di chi ha cercato di essere fedele a se stesso e a Dio e che proprio per questo riesce a vedere qualcosa che gli altri non possono vedere.
È curioso che se per un verso normalmente l’anziano vede l’indebolirsi dei suoi sensi, della vista, dell’udito, della stabilità nel muovere i passi… Simeone e Anna nella loro longevità hanno sviluppato una sensibilità spirituale straordinaria.
Potevano diventare due anziani brontoloni e lamentosi, così Simeone che aveva fatto di tutto per essere giusto aveva tutti i motivi per lagnarsi con Dio per la salute che veniva meno, per la situazione della sua gente oppressa dall’occupazione romana, per le divisioni interne al popolo, per l’ipocrisia dilagante…
Anna poi che era rimasta vedova dopo appena sette anni di matrimonio, poteva essere benissimo inacidita e insoddisfatta della vita di solitudine: a 84 anni non aveva né figli né nipoti…
Invece abbiamo due anziani che possiamo definire ‘belli’: la vita li ha provati, non ha risparmiato loro sofferenza e solitudine, eppure sono belli, sono pieni di Spirito santo dice Luca, quindi di una bellezza spirituale, che è dell’anima, del loro cuore e del loro sguardo.
Cosa vedevano intorno a loro? La situazione politica era dura sotto la dominazione romana, l’ambiente religioso con l’egemonia dei farisei, era pieno di zelo ma anche saturo di ipocrisia. I problemi sociali legati ai poveri e ai migranti non mancavano… le tasse erano per molte fasce della popolazione insostenibili… Insomma anche Simeone avrebbe potuto lamentarsi che le cose non andavano secondo la promessa di Dio e invece arriva al tempio un bambino portato dai suoi genitori e lui accogliendolo tra le braccia dice: ecco, io sono contento, i miei occhi riconoscono che la promessa di Dio è qui. Qui c’è un ricominciamento, c’è una primavera, una speranza.
Simeone ci insegna a raffinare la nostra vita spirituale, la nostra vita interiore, il nostro modo di guardare le cose immergendoci nella Parola e nella preghiera, perché possa accadere anche a noi come a lui e a Anna che se non ci lasciamo governare dai capricci, dalle voglie del momento o dalla luna del giorno, ma dallo Spirito, allora possiamo vedere le cose diversamente, perché quella che manca a noi oggi è proprio una prospettiva. Quando manca la prospettiva, non c’è profezia, nel senso che non si riesce a vedere al di là della cronaca, dei fatti, delle cause e degli effetti, è più facile indugiare al lamento.
Un libro suggestivo opera di un economista e di un ricercatore in Scienze politiche, entrambi dell’università di Oxford, propone una lettura del nostro tempo assai intrigante[1]. La prima cosa da fare è quella di compiere un passo indietro per andare a vedere nella storia come l’umanità è riuscita a venir fuori da periodi di grandi mutamenti e cambiamenti, qual è il nostro.
Questi autori ci dicono che in qualche modo la situazione che viviamo oggi ha delle analogie con quanto è successo con il moto rinascimentale che oltrepassò presto i confini dell’Italia per diffondersi negli altri paesi europei. Il Rinascimento è un tempo che ricordiamo come paradigma di bellezza, basti pensare a Leonardo da Vinci (+1564) a Michelangelo Buonarroti (+1520), ma anche fortemente innovativo con l’invenzione della macchina da stampa di Gutenberg (1450), le scoperte di Colombo (1492) e di Vasco de Gama (1497), le teorie rivoluzionarie di Copernico (1510)… tutte cose che operarono un cambiamento epocale che possiamo ritenere analogo a quello che stiamo vivendo oggi.
Dobbiamo anche ricordarci che il Rinascimento non fu un nostalgico volgersi indietro, quasi una parentesi magica di bellezza e di armonia, quanto piuttosto un momento tumultuoso della storia, nel quale anche il pericolo prosperava: la decadenza etico-politica dell’Italia, le nuove e tremende malattie che si diffondevano in un lampo su entrambe le sponde dell’ormai connesso oceano Atlantico. L’Europa spaccata in due metà, protestante e cattolica, conobbe guerre e crisi di rifugiati che incendiarono l’intero continente e dovette ben presto misurarsi con una grave epidemia di peste (1528)…
Questo per dire che un’epoca a noi cara, il Rinascimento appunto, è prosperata non ‘nonostante’ gravi crisi ma proprio attraverso di esse.
Anche il nostro tempo è una sfida tutta da vivere e alla quale dare una prospettiva. Veniamo da una pandemia che per due anni ha segnato la vita di tutti. Conosciamo cambiamenti e progressi che anche solo fino a vent’anni fa erano impensabili: oggi Internet unisce più di metà dell’umanità. Se poi pensiamo ai progressi della scienza, quali la mappatura del genoma umano, l’avvento della stampa 3D, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, la nanotecnologia… sono realtà che sovvertono continuamente i paradigmi della nostra cultura attuale e della convivenza umana.
Saremo capaci di fare della nostra epoca un nuovo Rinascimento? Quale prospettiva, quale profezia per dirla in termini biblici, esige questo tempo?
Lo sguardo dei due anziani Simeone e Anna è profezia di come la vita spirituale sia decisiva in ogni epoca, soprattutto quando tutto fa pensare che se ne possa fare a meno.
Chiediamo il loro coraggio e il loro genio nel saper accogliere il nuovo che viene tra le loro braccia, la novità di Gesù che non si esaurisce mai nelle nostre tradizioni e abitudini, ma è sempre feconda in ogni tempo.
(Lc 2, 22-33)
[1] Ian Goldin e Chris Kutarna, Nuova età dell’oro. Guida a un secondo Rinascimento economico e culturale, Il Saggiatore.