audio 8 gen 2023

La vera rivoluzione è quando diciamo a una persona, a un figlio: ti voglio proprio bene. Dobbiamo dirglielo, capito? Non è che lo diamo per sottinteso, tanto lo sa già.

Gesù inizia la sua missione, che è una rivoluzione se ci pensiamo bene, proprio con questa forza che gli viene dal riconoscimento del Padre che con la voce dello Spirito gli dice: Tu sei mio figlio l’amato, mi piaci proprio tanto!

In che senso è una rivoluzione la missione di Gesù? Anzitutto nei rapporti con Dio: non siamo servi spaventati, sudditi terrorizzati dal suo giudizio, ma la voce dello Spirito continua a dire: siete figli amati.

Non basta essere considerati figli, quante esperienze difficili e complicate nei rapporti padri e figli, madri e figli, occorre essere figli amati, questo ci dice Gesù. Figli amati. Dio ci dice: ti voglio bene. Non lo lascia sottinteso, non lo dà per scontato.

Se siamo figli amati, ecco l’altro aspetto della rivoluzione, ovvero se tu sei figlia amata, tu sei figlio amato… tra di noi cosa siamo? Fratelli, sorelle amati da Dio e che riflettono gli uni sugli altri l’amore del Padre.

Mi pare un bel modo di cominciare una missione: nessuna ansia da prestazione, nessun titolo di studio, niente curriculum, la cosa necessaria è sapersi amati.

Guardiamo ai nostri figli: sanno di essere amati? Glielo diciamo o lasciamo che l’abitudine, il lento e inesorabile logorio del tempo lo faccia dimenticare?

Il problema oggi sono i giovani si dice, dissento da questa affermazione, secondo me il problema oggi siamo noi, per tanti motivi, ma soprattutto perché non sappiamo più dare fiducia e compiacerci di quello che fanno i nostri ragazzi. Hanno mille problemi, hanno tante debolezze… ma dire loro: ti voglio bene, dare loro quel soffio vitale che l’Eterno dà a Gesù all’inizio della sua missione, è qualcosa di davvero rivoluzionario.

Sapete invece cosa facciamo noi ai nostri figli? Li critichiamo, li droghiamo di ogni schifezza, li sfruttiamo e guai perdere tempo ad ascoltarli!

Mi fanno molto riflettere i ragazzi di “Ultima generazione”, sapete quei giovani che vanno compiendo dei gesti assolutamente discutibili come imbrattare opere d’arte senza danneggiarle o come hanno fatto ultimamente imbrattando con vernice lavabile il palazzo del Sanato per protestare contro il cambiamento climatico e l’incapacità di noi adulti di porre in essere misure importanti e necessarie.

Ebbene questi ragazzi verranno processati per direttissima e la polizia e la procura di Roma hanno scelto di contestare il reato di danneggiamento che prevede fino a cinque anni di reclusione, anziché quello di imbrattamento, che prevede nel peggiore dei casi un anno.

Ecco cosa sappiamo fare noi adulti: siamo incapaci di cogliere il contenuto del messaggio di questi giovani di fronte alla modalità scelta per comunicare un appello che urgente e riguarda tutti noi. E li puniamo.

Se l’unico modo per avere l’attenzione dei media di fronte a una questione che dovrebbe essere ogni giorno in prima pagina è sporcare un quadro o sparare della vernice lavabile sul Senato, il vero problema non sono loro, ma siamo noi.

Ognuno di loro sta mettendo a rischio la propria libertà per attuare il sacrosanto diritto di manifestare di fronte alla colpevole indifferenza di noi adulti, di coloro che, in un certo senso, sono i veri responsabili di questo disastro perché non abbiamo capito che non esiste nulla di più importante e urgente del messaggio che ci stanno lanciando.

Cosa dovrebbe fare un bravo giudice, un bravo magistrato: dare loro la possibilità di esporre le loro motivazioni e farli parlare davanti a una telecamera.

Cosa dovrebbe fare un direttore di museo: ascoltarli e dare loro la possibilità di intavolare un confronto alla pari, perché questi ragazzi e queste ragazze stanno semplicemente cercando un megafono per quello che gli scienziati di tutto il mondo ci stanno dicendo da anni e che i governi stanno facendo finta di non sentire.

Ascoltarli e prenderli sul serio, invece di denunciarli, denigrarli o, peggio, arrestarli. Certo da adulto dico che oggi forse io sceglierei un’altra modalità, va bene, possiamo anche dar loro dei matti, ma l’unico vero errore che non possiamo commettere è far finta di nulla e continuare a condurre le nostre vite come se nulla stesse accadendo.

Diciamoci la verità: a noi fa comodo avere dei figli beoti, degli utili idioti, delle pecore che passano da Netflix ad Amazon Prime, che bighellonano tra uno spritz e l’altro, che stanno al mondo calandosi ogni sorta di sostanza… perché alla fin fine si crogiolano nel loro picco mondo.

Se però qualcuno ci sbatte in faccia che il pianeta è al collasso e che urgono dei cambiamenti, anziché procrastinarli… costoro no, vanno puniti. Ringraziamo invece questi ragazzi perché il loro gesto ci dice che non c’è più tempo perché non vivremo mangiando i soldi.

Questi nostri figli ci chiedono di cambiare il modo di stare al mondo. Ci dicono che servono altre relazioni economiche, altre relazioni umane, altre relazioni uomo, donna e ambiente, lo facciamo? No. Anzi addirittura ce la prendiamo con loro.

Se vogliamo essere onesti chiediamoci chi vandalizza veramente il nostro Paese. Questi ragazzi con i loro gesti o chi ha riempito le città di colate di cemento dentro le quali moriamo?

Vandalizza il nostro Pase coloro che producono armi, che investono in armi anziché in energie alternative, coloro che destinano fondi alla guerra invece che alle energie rinnovabili.

Magari qualcuno mi vorrà accusare di apologia di reato, ma se non diamo credito alle voci dei nostri figli, che mondo pensiamo di mandare avanti?

Non dimentichiamolo, anche noi siamo figli, questa è la condizione che ci accomuna: c’è chi è padre, chi è madre, nonno o nonna, chi è consacrato e chi è celibe o nubile… ma tutti siamo figli.

Questo significa che la vita non ce la diamo da soli, così ci insegna Gesù, perché la vita è un dono, ma è anche una responsabilità per noi e per gli altri.

Non ha senso per noi oggi celebrare il Figlio di Dio, se non riconosciamo la voce dei figli che gridano il loro sì alla vita e diciamo loro: Ti voglio bene.

Immergiamoci nella vita, questo significa il battesimo, immergiamoci nel fiume della storia con l’atteggiamento dei figli, con il cuore grato per il dono della vita che viene da Dio, ma anche consapevoli della nostra responsabilità nei confronti della vita del creato e degli altri che sono come noi figli, vale a dire sorelle e fratelli in umanità.

(Mt 3,13-17)