III DOPO PENTECOSTE - Gv 3, 16-21


(Gen 2, 4-17; Rm 5, 12-17; Gv 3, 16-21, Lez. Ambrosiano)

La liturgia ambrosiana in questo tempo dopo Pentecoste ci offre una scelta di letture a prima vista un po’ particolari: oggi abbiamo ascoltato un racconto della creazione meno noto dell’altro più famoso (Gen 1); poi abbiamo letto un breve passaggio dell’ intensa lettera ai cristiani di Roma da parte di Paolo che presenta Gesù come nuovo Adamo che riversa su di noi ‘abbondanza della grazia, e infine abbiamo ascoltato le ultime battute del dialogo tra Gesù e Nicodemo, dove a Nicodemo il Signore indica il disegno del Padre: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio … e registra anche la reazione degli uomini che invece preferiscono le tenebre alla luce.

Potremmo dire di essere di fronte ai tre tempi della storia: la creazione di Adamo, la redenzione avvenuta con Gesù e la santificazione che è la nostra condizione attuale.

Nel senso che la parola di Dio ci chiede di guardare la nostra vita non semplicemente come una cronaca, una sequenza di eventi, di fatti, ma per coglierne le dinamiche profonde che la abitano. Così come la filosofia ci ha insegnato ad andare oltre la fisica, la natura e le cose con la metafisica, ovvero con la ricerca del senso e della verità della natura umana, la fede ci insegna a leggere la storia andando dentro i fatti, gli accadimenti, dentro l’uomo, dentro la storia, e a non vivere solo di cronaca.

La Genesi, libro di fede, non è un libro di storia, ma potremmo a ragione parlare di metastoria, dove per metastoria non intendiamo una sorta di storielle adatte a bambini creduloni, caso mai ce ne fossero ancora, ma di interrogativi che vanno oltre la crosta della superficie per cogliere il senso e le direttrici della vita.

È questa ricerca, questo desiderio che sospinge Nicodemo a cercare Gesù – tra l’altro di notte come di nascosto- per sentirsi dire: Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio.

E Nicodemo obietta: Ma come può nascere un uomo quando è vecchio?

Gesù: Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio.

 

Nicodemo va di notte da Gesù, forse perché essendo uno dei capi dei Giudei, non vuole farsi vedere a discutere con questo rabbi tanto cercato e al contempo contestato. Certo lo muove forse una certa simpatia per il Signore, ma soprattutto sembra non bastargli l’appartenenza al club esclusivo dei capi, della dirigenza, di coloro che devono sempre apparire sicuri di sé per dire agli altri quello che devono fare.

Nicodemo conserva dentro di sé la genuina domanda di luce, sa coltivare l’arte di porre delle domande che nemmeno la boria del potere riesce a placare in lui.

Non gli basta governare le opinioni della gente, non è sufficiente per lui poter condizionare le scelte del popolo …

Non riesce a resistere a questo irrefrenabile desiderio e di correre tutti i rischi del caso per porre al rabbi di Nazaret alcune domande, quelle domande che noi tutti ci portiamo dentro e che talvolta preferiamo soffocare con l’agitazione, la frenesia, lo stordimento, la superficialità e, lasciatemelo dire, tante volte con la stupidità.

 

No, Nicodemo non è un superficiale, nemmeno si accontenta del sentito dire, va direttamente dal Cristo. S. Agostino scrive: “Nicodemo venne alla luce, ma ci andò nelle tenebre. Nelle tenebre cerca il giorno”.

 

Nicodemo è l’Adamo di sempre, è l’uomo che nasce, viene al mondo e che si trova tra le mani la vita senza volerla, senza sceglierla. La prima nascita per così dire è passiva.

Come dice la Genesi, l’uomo è un impasto di polvere (adamah) e di acqua ( i quattro fiumi che fecondano la terra sono per noi come i quattro punti cardinali), dentro il quale l’Eterno ha soffiato un alito di vita, uno Spirito, uno Spirito che è dono di Dio fin dall’inizio e che ti sospinge ad interrogarti, a fare tua la vita e a non subirla.

Qui accade la seconda nascita, quella che deve essere voluta, scelta. Nasciamo senza scegliere, ma non possiamo essere vivi, appropriarci cioè della nostra vita, se non a condizione di volerlo e per volere è necessaria una decisione, una scelta.

 

I rabbini dicono che “Nel paradiso sorgono l’albero della vita e l’albero della conoscenza, il quale forma una siepe intorno al primo. Solo colui che si è aperto un varco attraverso l’albero della conoscenza può avvicinarsi all’albero della vita”.

 

Adamo, Nicodemo … siamo ognuno di noi, impasto di terra e di acqua, guidati dallo Spirito che ci mette nel mondo, nella storia, come aveva messo Adamo nel giardino, affinché anche noi abbiamo a custodire la terra come un giardino.

 

Gesù è il Figlio inviato da Dio non per condannare il mondo che ha tradito il dono del suo spirito, ma per donarci quello Spirito di Dio che ci rende custodi intelligenti e operosi nella terra di Dio, affinché possa essere un giardino per tutti e non un landa deserta.

 

Ma si sa, dice Gesù, gli uomini preferiscono le tenebre alla luce, perché vogliono “mangiare”, vogliono possedere, vogliono avere sempre di più e non si rendono conto che così facendo vivono nell’illusione di star bene, rendono sempre più invivibile la terra e impossibile la convivenza tra i popoli.

Il peccato originale è tale perché da qui si origina la lacerazione del rapporto con Dio, con la natura, con gli altri e con se stessi.

 

Qual è la verità della nostra vita se non la consapevolezza di essere come creature un impasto di terra e di acqua rese feconde dal dono dello Spirito di Dio?

 

Le nostre conquiste culturali, tecnologiche, scientifiche non devo farci dimenticare l’umiltà, cioè di essere humus, terra, come Adamo.

Le nostre libertà e possibilità non ci devono inorgoglire al punto da renderci presuntuosi al punto tale da pensare di saccheggiare la natura come si prendono d’assalto i negozi di saldi pensando di fare affari solo per noi stessi.

 

Chi fa la verità viene verso la luce, dice Gesù a Nicodemo.

Perché come la terra guarda verso la luce per essere resa feconda, così se il tuo sguardo è rivolto a Cristo che nel suo amore effonde lo Spirito, succede allora che anche tu impari ad abitare la storia, a vivere le scelte di ogni giorno come custode illuminato e responsabile del dono di Dio.