TUTTI I SANTI - Mt 5, 1-12


audio 1 nov 2022

Già ci appare difficile l’essere cristiani oggi, al punto che parlare di santità sfiora l’impossibile, così che nessuno prende in seria considerazione di diventarlo davvero.

Ma se fosse proprio questa la santità? Ovvero essere semplicemente cristiani? Con la pagina delle Beatitudini Gesù dice cosa significa essere santi, in cosa consiste essere cristiani. Non sono due cose distinte, sono la stessa cosa, al punto che alla domanda: Come si fa per essere un buon cristiano? la risposta quella semplice, non è dire: colui che va in chiesa, chi va a messa… ma è dire: colui che vive le Beatitudini, nella sua realtà, nelle condizioni che la vita gli presenta.

Se noi guardiamo e ascoltiamo le Beatitudini come il ritratto di Cristo, come il suo documento d’identità, allora noi che ci diciamo e siamo cristiani, abbiamo questa responsabilità nel mondo di far trasparire il volto di Gesù nella quotidianità della nostra vita.

Come scrive papa Francesco: Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova.

Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione.

Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.

Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli.

Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù.

Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali (Gaudete et exsultate, 14).

La festa di oggi è dunque la festa dei santi senza aureola, la festa delle persone normali che sono capaci di immettere nella vita quotidiana, nella trama faticosa dei giorni, fatta di doppiezze, di falsità, di ipocrisie, di pettegolezzi, di interessi…. Ecco immettere in questa realtà così caotica e complessa non qualcosa di sacro, ma di santo.

C’è oggi una ripresa del sacro che si chiama occultismo, esoterismo, irrazionalismo, magia e superstizione… ma il discepolo di Cristo non è in possesso di poteri occulti e segreti. Non è questa la nostra missione.

Il sacro è una proprietà che noi umani diamo alle cose: a luoghi delimitati, a oggetti destinati al culto, a sacerdoti che pagano la separazione dalla collettività con il privilegio di essere insostituibili intermediari col divino… così che il sacrilegio è precisamente la violazione dell’intoccabilità del sacro che viene profanato, quando è macchiato da qualcosa di profano.

Gesù non ha alimentato affatto queste tendenze che sono tipicamente religiose, cioè separano la vita e il divino, segnano le distanze tra l’umano e lo spirituale e diventano centri di potere con dominatori e schiavi. Anzi il Signore ha unito in sé, con la sua vita ha realizzato un’unità profonda delle cose, dell’umano e del divino, del concreto e dello spirituale.

Ed è questa la nostra missione di santità, vale a dire essere semplicemente cristiani. Tradotto in termini feriali significa chiedere allo Spirito santo che cosa Gesù si attende da te in ogni momento della vita e in ogni scelta, in ogni azione che dobbiamo fare.

Non abbiamo super poteri o corsie preferenziali, tantomeno coltiviamo energie segrete, né siamo stregoni che collegano mondi occulti… quale ingenuità si nasconde in questi atteggiamenti! Quanta violenza esprimono e quanta sofferenza causano! La santità del Vangelo è quella di concepire la nostra vita come una missione in cui facendo con amore quel che ci è richiesto dalla nostra quotidianità, possiamo essere riflesso di Gesù, sapendo di andare controcorrente, consapevoli di essere profezia.

Il mondo dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo.

Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la dimensione profetica della santità –: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia.

Le Beatitudini, allora, il vivere da cristiani è profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze.

La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che non va? Domande che ci farà bene farci per essere semplicemente cristiani.

(Mt 5, 1-12)