III DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE - Gv 3, 1-13


Potremmo raccogliere la parola di Dio sotto il titolo «Conversazioni notturne a Gerusalemme», nel senso più evidente narrato dal vangelo che ci racconta appunto di Nicodemo (Gv 3, 1-13) che a Gerusalemme va da Gesù di notte, quasi di nascosto. Egli è un fariseo, un capo dei giudei, ma ha un nome greco «Nicodemo» lett. “colui che vince il popolo”. Un nome che possiamo interpretare nel senso di «colui  che vince il modo di pensare popolare», di colui che non si accontenta dei luoghi comuni, uno al quale non basta essere membro di un club esclusivo come quello dei farisei, nemmeno questa appartenenza ha spento la sua ricerca, la sua inquietudine che lo spinge appunto a cercare una conversazione notturna con Gesù a Gerusalemme.

L’annotazione che Nicodemo va da Gesù di notte, non è semplicemente una forma di opportunismo o di ipocrisia, come se Nicodemo non volesse farsi vedere dai suoi colleghi farisei a discutere con Gesù. Per Giovanni la notte è la condizione della storia e del mondo. Un mondo e un’umanità che camminano nella notte come a tentoni, che non sanno dove mettere i piedi, che non sanno dove andare…

In questo senso anche quella di Isaia (32, 15-20) è una conversazione notturna col suo popolo, un popolo che nella deportazione a Babilonia aveva vissuto appunto l’oscurità di senso, il buio della speranza, della fiducia nel futuro, e che ora vive la certezza che In noi sarà infuso uno spirito dall’alto! (v.15). Questa espressione «dall’alto» la troviamo anche sulle labbra di Gesù quando dice a Nicodemo: «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

A ragione Nicodemo per due volte pone la domanda: Come fa uno a rinascere di nuovo? (v.4). Ancora: Come può rinascere da acqua e da Spirito? (v.9).

Questa insistenza sul come ci fa pensare a un  tipo pragmatico e concreto che cerca una risposta, anzi quasi sembra volere costringere Gesù a dargli una ricetta: Dicci, Gesù, come si fa concretamente a migliorare il mondo!

Anche noi come Nicodemo, proprio perché non ci accontentiamo dei luoghi comuni e cerchiamo di vivere la nostra storia con coscienza e responsabilità, ci chiediamo: cosa significa nascere dall’alto? Come è possibile? Perché uno non decide da sé di nascere!

Nella lingua latina i verbi fondamentali della vita sono deponenti, cioè di forma passiva e di significato attivo: nascor, patior, morior… nascere, patire e morire sono azioni che in un certo senso subiamo, nelle quali normalmente non decidiamo noi, non esercitiamo la volontà, eppure ci vedono come soggetti attivi, non avvengono senza di noi.

E questo è il tessuto della nostra vita: ci sono delle cose che decidiamo noi, che vedono la nostra iniziativa, ma c’è tutta una dimensione che si dischiude solo se ci apriamo alla spiritualità che non è un rifugiarsi nell’intimità per evadere la storia, bensì la feconda di novità.

Fino a ieri sembrava che l’Europa fosse incapace di comprendere e di rispondere con civiltà a un processo epocale di migrazione, ad un certo punto ha fatto irruzione nella realtà uno spirito nuovo e così nella triste desolazione dei muri e dei campi di detenzione, ha cominciato a prendere dimora il diritto e la giustizia… da dove viene questo cambiamento, questo rinascere dall’alto, se non dalla gente semplice che si dimostra umana, civile, amorevole, in definitiva più spirituale?

Se guardiamo la recente storia della chiesa: fino a qualche anno fa ci sembrava di camminare verso un futuro incerto in condizioni tristi, non dimentichiamo dove eravamo immersi anche solo fino a tre/quattro anni fa: Vatileaks, la pedofilia, lo IOR… senza speranza. Eppure lo Spirito ha fatto rinascere la fiducia mandando un vescovo di Roma che la ribaltasse dall’interno, come si fa con un calzino, costringendola, con la tenerezza dell’amore, a rimettere le cose a posto e a mettersi in stato di obbedienza al Vangelo.

Ma questo non accade quasi per magia o per incanto… il rinascere dall’alto non vuol indicare una condizione improvvisa, certo appare improvvisa agli occhi del mondo, ma Dio prepara nei cuori disponibili un terreno fecondo. Così come papa Francesco non è una meteora, ma è il un frutto paziente, nella storia, di un cristianesimo lavorato alla scuola del Vangelo, di un cristianesimo cresciuto nella fedeltà al Parola e resistente alle seduzioni e alle tentazioni della mondanità.

Per questo non disperiamo e non siamo catastrofisti, né pessimisti. Anzi essere catastrofisti può essere un atteggiamento pericoloso, pericoloso perché arriva a giustificare anche l’intolleranza e la violenza, con la giustificazione di dover difendere un passato a qualsiasi costo. In realtà oltre ad essere pericoloso questo è anche un atteggiamento che denuncia una radicale incredulità: perché in definitiva un cristiano pessimista che vuol difendere a tutti i costi un passato, è un cristiano che non crede Dio capace di fecondare la storia, di cambiare le cose.

Facciamo un esempio apparentemente estraneo ai temi della parola di Dio di oggi, ma pensate che l’attuale crisi delle vocazioni non possa essere un’esperienza in cui il Signore ci farà rinascere dall’alto, dal suo Spirito? Forse il Signore vuole una chiesa diversa, meno clericale, meno burocratica, meno struttura e più fermento, più lievito evangelico che imponenza di istituzioni.

Non so cosa voglia il Signore, ma quando noi preghiamo per le vocazioni, non preghiamo perché il Signore faccia quello che vogliamo noi, che ci mandi tanti preti come prima… chiediamo che non lasci mancare discepoli e discepole del Vangelo. Poi come questo verrà concretamente realizzato nel tempo e nelle società del futuro non ci è dato di prevederlo. Vedete allora come alcuni tentativi di porre rimedio a questa crisi suonano come ingegneria ecclesiastica, un inutile sforzo umano di organizzare le cose… quando invece dobbiamo rinascere dall’alto e non ripetere stancamente gli stereotipi di ieri.

Lo spiega bene Gesù a Nicodemo: è chiaro che tu non puoi decidere di nascere, e tantomeno di rinascere dallo Spirito, questo è possibile se ti fidi di me. Se continuiamo la lettura del cap.3 di Giovanni, subito dopo questi versetti Gesù dice a Nicodemo che lo vedrà innalzato come fu innalzato il serpente di bronzo di Mosè, e dovrà fidarsi di lui, dell’amore crocifisso.

Non a caso ritroveremo Nicodemo proprio al cap. 19 di Giovanni, quando Giuseppe d’Arimatea chiede a Pilato di poter seppellire il corpo del Signore, con lui, scrive il vangelo di Giovanni «Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe» (19, 39).

Quando Nicodemo vede «l’acqua» che esce dal cuore di Cristo, quando lo vede non semplicemente spirare, ma consegnare lo spirito (19,30, allora si rende conto cosa significhi rinascere dall’alto, che è dall’alto della croce, dall’alto di un amore crocifisso.

Allora si che capirà quel «come» che tanto gli stava a cuore. Come possa rinascere una persona, lo capisce osservando quell’«alto» di un amore appeso, di un amore crocifisso, di una fede che non si accontenta di essere professata e parlata.

Allora può comprendere che anche da una morte, da un fallimento, da una crisi, dalla piccolezza può scaturire il dono dello Spirito, quello che spirito che Gesù dice essere come il vento che soffia dove vuole, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito (v.8).

«Lo Spirito c’è, anche oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale della nostra epoca … lo Spirito sta giocando, nell’invisibilità e nella piccolezza, la sua partita vittoriosa» (C. M. Martini, Tre racconti dello Spirito, 1997).

Preghiamo insieme perché mentre torniamo a nutrirci dell’amore crocifisso, ci sia dato di rinascere dall’alto!