VI DI PASQUA - Gv 14, 25-29


(At 4,8-14; 1Cor 2, 12-16; Gv 14, 25-29)

«Noi abbiamo il pensiero di Cristo», con queste parole Paolo conclude la seconda lettura di oggi. È un’affermazione che ha una certa suggestione al punto da far pensare: Che bello sarebbe se ognuno di noi potesse riconoscersi in queste parole. Noi abbiamo il pensiero di Cristo!

Ma al tempo stesso mi spaventa perché dobbiamo riconoscere che in questa – che pure appare come una bella frase – intuiamo la possibilità di un certo pericolo perché nessuno di noi è così presuntuoso da poter affermare con assoluta certezza una cosa del genere. Prenderemmo le distanze, e giustamente, da uno che parla così. Chi di noi può affermare con assoluta certezza: Io ho il pensiero di Cristo?

Anzitutto si tratta di sapere qual è il pensiero di Cristo? Di cosa ha parlato Gesù in tutta la sua vita quando ha dimorato presso di noi? In quei trent’anni e poco più in cui è stato al mondo Gesù ci ha parlato dell’amore di Dio per noi, che è come e più dell’amore di un padre e di una madre. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio e il figlio che conosce l’amore del Padre ama tanto i fratelli da dare la vita per loro. Quindi tutta la vita di Gesù non è altro che il racconto della passione di Dio per l’uomo e la donna. In questo senso come dice Gesù al v.28, il Padre è più grande di lui, perché il Padre gli ha affidato questa missione e lui vive dell’obbedienza alla volontà del Padre.

Dio quindi in Gesù ci ha già detto tutto, ci ha rivelato il suo amore definitivamente. Noi non aspettiamo altre rivelazioni. Il pensiero di Cristo non è una speculazione fine a se stessa e quello che lo Spirito Santo fa non è di ispirare cose nuove: se ti ispira delle cose strane lascia perdere… perché come dice Gesù: insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Ciò che Gesù ha già detto è nel Vangelo: non c’è nulla da aggiungere e nulla da togliere. Solo che lo Spirito Santo te lo dice e ti dà la forza di viverlo perché è solo l’amore che ti fa capire e ti fa fare.

Lo Spirito ci «insegna» e ci fa «ricordare» tutto ciò che Gesù ha detto. È bello questo verbo ricordare, letteralmente è riportare al cuore e non solo alla mente. Il pensiero di Cristo ridotto a idea e senza amore, è appunto pericoloso. È l’amore che ti fa tenere nel cuore le parole della persona che ami, queste parole entrano nel cuore e siccome uno vive di ciò che ha nel cuore, di ciò che ricorda, vivremo la parola e saremo come Gesù, il Figlio che ha dato carne alla Parola.

È importante questo ricordare e anche tutta la profezia cristiana non è altro che la memoria di Cristo, la memoria del Figlio. Se non entra nel cuore, questa Parola non esiste per noi. Entrare nel cuore vuol dire che la ami e diventa la tua vita e allora vivi da figlio. Ecco lo Spirito Santo ci introduce alla verità del Figlio, a tutta la verità del Figlio, praticamente è l’amore che ci fa capire e ci fa vivere.

Il pensiero di Cristo non è il libro stampato, ma quella parola che lo Spirito Santo rende viva e che ci è dato di comprendere oggi. Ed era anche il compito dei discepoli che avevano conosciuto Gesù, perché dopo la Pasqua tutto è diverso e allora anche quello che Gesù aveva detto prima, va ripensato da questa prospettiva. Anche noi che da anni ascoltiamo il Vangelo facciamo così l’esperienza che la parola di Cristo è una parola che sorprende perché è capace di penetrare le fibre più intime della nostra vita, ogni volta ha qualcosa da dirci, ogni volta è nuova e ci rinnova.

Ma noi da che cosa capiamo di avere il pensiero di Cristo, per dirla con Paolo, o di avere nel cuore la Parola di Gesù, per dirla con Giovanni?

Conosciamo la presenza dello Spirito di Dio dalla pace e dalla gioia. Infatti Gesù annuncia la pace come un suo dono, così come dona la gioia che vince ogni turbamento, ogni paura. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo.

Noi conosciamo molto bene l’inquietudine, la preoccupazione, conosciamo bene la tristezza… ecco quando registriamo in noi questi pensieri sappiamo che lo Spirito non è in noi e che noi non abbiamo il pensiero di Cristo. Quindi si tratta di dare al nostro cuore la Parola giusta, non è questione di tecniche o di procedimenti magici, il cuore si nutre di una Parola che lo scalda, lo nutre, lo fa stare nella pace e nella gioia. Se non hai questa Parola nel cuore non hai amore, non hai gioia, non hai pace.

Con una efficace semplificazione, Paolo dice che ci sono due tipi di umanità e nella lingua greca ricorre a due termini che la traduzione non rende bene e parla al v.14 dell’uomo lasciato alle sue forze, lett. «l’uomo psichico» e al v.15 dell’uomo mosso dallo Spirito Santo, lett. «l’uomo spirituale». Ed è un modo per riesprimere quello che dice Gesù nel Vangelo quando prende le distanze dalla pace che dà il mondo e che non è la pace che viene da lui.

Al tempo di Cristo si conosceva molto bene la pax romana, i romani dominavano e tutti erano in pace e chi non stava sottomesso gli tagliavano la testa e così gli altri imparavano a stare in pace. Questa è la pace del potere, del dominio, della violenza. È anche la pace dell’uomo psichico come dice Paolo, ovvero del risultato dei nostri sforzi morali, la pace dello stoico, la pace dell’impavido e di chi si lascia scivolare via le cose senza venirne turbato… questa è la pace dell’uomo psichico, che è senza amore, è indifferente al mondo.

La pace dell’uomo spirituale è frutto di un amore grande della vita. Non è una pace posseduta una volta per tutte, perché sappiamo bene come funziona il nostro cuore, la nostra mente. I pensieri si accavallano, si sovrappongono, vanno e vengono… i nostri pensieri non sono in pace con se stessi. Ecco mantenere dentro queste tempeste quotidiane il riferimento saldo alle parole di Gesù, custodire nel cuore tutto quello che lui è stato e ha detto… qui è la pace, la beatitudine, la vera gioia.

Vi confido un piccolo e semplice esercizio, meditiamo in settimana quale parola del Vangelo lo Spirito mi ricorda che riconosco adatta per comprendere questo tempo, questo momento della nostra vita? Qual è la parola del Vangelo che sento vera per me e che mi permette di discernere gli eventi della vita? È importante perché altrimenti ci lasciamo deprimere e rattristare dai profeti di sventura che non mancano mai.

Potessimo essere pieni di Spirito Santo come si diceva di Pietro nella prima lettura, quel Pietro che abbiamo conosciuto nel pianto amaro del rinnegamento, ora ci appare capace di franchezza, di parresìa, testimone del pensiero di Cristo pur essendo persona semplice e illetterata.

Non stanchiamoci di chiedere al Padre di mandare il suo Spirito nei nostri cuori perché siano pieni della parola e del pensiero di Cristo.

Invochiamo il dono dello Spirito perché possiamo essere memoria vivente del Cristo, possiamo essere il suo pensiero nel mondo, cioè profeti del Vangelo in questo nostro tempo.