I DI AVVENTO - Mc 13, 1-27
Abbiamo appena ascoltato le parole di Gesù che narrano di una condizione terrificante e tremenda da cui nessun uomo e nessuna forma di vita sembra poter scampare: guerre e rumori di guerre… terremoti… carestie… e poi persecuzioni e violenze, addirittura: il sole si oscurerà e la luna non darà più la sua luce. Parole che riecheggiano quelle di Isaia nella prima lettura: arrossirà la luna, impallidirà il sole.
Ma abbiamo anche negli occhi fotografie straordinarie che proprio in questi giorni ci hanno mostrato le prime immagini a colori del cosmo realizzate dalla missione spaziale Euclid: in cinque fotografie si vedono mille galassie appartenenti all’ammasso di Perseo (a 240 milioni di anni luce da noi) e più di altre centomila si intravedono sullo sfondo… una sbirciatina su quello che chiamiamo universo.
La missione ha il compito di indagare su come la materia oscura e l’energia oscura abbiano dato al nostro universo l’aspetto che ha oggi. Il 95% del nostro cosmo sembra essere costituito da queste misteriose entità “oscure” ancora da decifrare.
Ecco come possiamo tenere insieme queste due dimensioni, queste due prospettive? Da una parte constatiamo, come sembra dire anche Gesù, che la storia umana vada verso l’entropia, verso un disordine crescente e dall’altra l’universo, il cosmo che pare invece seguire un suo ordine, un suo orientamento.
Succede, lo dico con un esempio banale ma illuminante, come quando un genitore entra nella stanza della figlia o del figlio adolescente e possiamo facilmente immaginare cosa trova: biancheria, scarpe, giochi…che confusione, che disordine! Ma è proprio così? Perché il ragazzo o la ragazza si orientano benissimo tra le loro cose, si sentono a casa, nel loro spazio… altro sarebbe se in quella stanza fosse entrato un ladro e avesse messo tutto a soqquadro, allora lì saremmo davanti a un vero e proprio disordine. Per quel figlio orientarsi tra le sue cose scombinate è del tutto normale, non solo, ma ad uno sguardo attento e non superficiale, quante informazioni, quante cose ci dice quell’apparente disordine.
Ed è a questo livello che ci vuol condurre Gesù, come fa con i discepoli che invece vorrebbero sapere quando e quali saranno i segni che il disordine finirà… anche noi ce la sbrighiamo con la curiosità propria di chi legge le cose appunto in superficie.
Gesù quando afferma: Allora vedranno il figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria (v.26), ci domanda uno sguardo più attento e più profondo, uno sguardo attento e profondo che sappia riconoscere due cose.
La prima che la storia e l’universo camminano non verso il disordine, ma vanno verso quello che Teilhard de Chardin chiamava il Punto omega, il punto di arrivo del processo evolutivo dell’umanità e dell’universo. Non si tratta di un’idea astratta, ma di una persona che per Teilhard coincide col Cristo risorto, è lui che ha detto: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo» (Ap. 21-22).
Parole che ci aiutano ad avere uno sguardo in grado di farci intuire il senso profondo delle cose, della vita, del mondo e del cosmo… In altri termini Paolo afferma la stessa cosa in conclusione del passo di oggi, quando dice: Perché Dio sia tutto in tutti. Nel senso che con Gesù che vince la morte, Paolo ha compreso che il mondo cammina verso questo orizzonte: fino a quando Dio sarà tutto in tutti. Dio abiterà tutto intero in tutte le persone e nel tutto che è l’universo.
Teilhard de Chardin scrive che, come il cervello umano è composto da milioni di neuroni, costituiti in unità per mezzo di innumerevoli connessioni che danno all’uomo una coscienza unica, così l’uomo non tenderà più a possedersi nella propria individuale interiorità, ma a perdersi per essere posseduto da un Altro, Dio tutto in tutti, che è Amore.
Una seconda cosa ci dice Gesù: Allora vedranno il Figlio dell’uomo. Ovvero, quando accadono tutte queste cose terribili e tremende, allora, non che Gesù dica: vedranno Dio, il Messia, il Cristo, il Signore… anzi noi avremmo voluto sentir dire: verrà il Figlio di Dio… no, Gesù parla del figlio dell’uomo, ricorre a questa espressione cara al profeta Daniele (7,13-14), in ebraico ben adam, che equivale a uomo (Ez 2,1). Espressione mai utilizzata da altri nei Vangeli, ma solo e sempre sulla bocca di Gesù che si vede e si riconosce in queste parole (78 volte) alle quali non diamo sufficiente importanza.
Quale ambizione aveva Gesù il figlio di Dio? quale progetto aveva per sé? Quello di essere figlio dell’uomo, vale a dire di essere umano, mentre noi invece vorremmo essere altro e disdegniamo l’umanità, ci sentiamo superiori diventando sempre più cinici e indifferenti davanti all’umano, abbiamo altre ambizioni che vogliono superate l’umano.
Gesù ci invita dunque a sapere vedere che il Figlio dell’uomo continua a venire: viene alla maniera umana e non con quella che abbiamo proclamato per ben tre volte nel salmo quando abbiamo detto: Signore Dio degli eserciti, ritorna! No Signore, non tornare come Dio degli eserciti! Agli eserciti ci pensiamo già noi e tu non hai da schierarti con una o l’altra parte, ma vieni come ha fatto l’uomo Gesù sempre dalla parte dell’umanità ferita e debole, perché così e solo in questo modo, il mondo procede verso la pienezza, verso il punto Omega che è Cristo.
(Is 24, 16-23; Salmo 79; 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-13-24.27)