III DI QUARESIMA o Domenica di Abramo - Gv 8, 31-59


audio 12 mar 2023

“Fate le opere di Abramo”! Dice Gesù e ci parrebbe una cosa ovvia e scontata, anzi potrebbe suonare come un’offesa se queste parole vengono indirizzate a giudei devoti e praticanti, come infatti accade.

Si fa in fretta a dirsi credenti, si fa in fretta a dirsi cattolici, ma il problema che permane in continuazione è che come al tempo di Gesù si era svuotato l’ebraismo dalla figura di Abramo, oggi andiamo svuotando il cattolicesimo dal Cristo. Si fa in fretta, specie nel nostro paese dove persiste una pervasiva sensibilità religiosa nonostante tutto, a usare un’etichetta così che appena uno vuole avere un po’ di consenso, non esita a dichiararsi cattolico, cattolica…

Oggi ancora Gesù viene a dire: ma fate le opere di Abramo, allora! E lo dice a tutte tre le grandi religioni monoteiste che lo reclamano come padre nella fede. Io ci metterei anche Sarah, perché anch’essa è destinataria della benedizione di Dio, e possiamo a ragione considerarla madre delle credenti, la vediamo compiere in compagnia del suo uomo, quelle che vengono semplicemente indicate come ‘opere di Abramo’. sono le opere di una coppia di credenti.

Dunque quali sono queste opere?

  1. La prima opera significativa di Abramo e di Sarah è quando alle querce di Mamre accolgono nella loro tenda la visita dei tre ospiti (Gen 18), ed è l’ora più calda del giorno, l’ora della siesta, nella quale si mostrano subito ospitali, insieme a Sarah imbandisce un banchetto servito da loro stessi. C’è qui un grande esempio di ospitalità biblica che non è riducibile esclusivamente al costume nomade dell’ospitalità orientale, ma annuncia il mistero che si può cogliere in ogni incontro con l’estraneo, il forestiero, lo straniero… perché in realtà si accoglie Dio, un Dio che diventa nostro commensale.
  2. Un’altra opera importante di Abramo, sempre nel cap. 18, è quella preghiera insistente rivolta a Dio quando Dio confida al suo amico Abramo di voler distruggere Sodoma, la città il cui peccato è quello di non offrire ospitalità, ma di sfruttare gli stranieri. È una vera e propria contrattazione tra amici. Abramo presenta a Dio la possibilità di trovare magari nella città cinquanta giusti, poi quaranta, poi trenta, poi venti… fino ad arrivare a dieci. Ecco vediamo quale grande rivelazione qui è contenuta: Dio, a causa dei giusti, è disposto a perdonare a tutti e Abramo l’intercessore può con la preghiera chiedere la salvezza di tutti.
  3. Il fatto che certamente ricordiamo di più di Abramo è quando, dopo aver finalmente avuto un figlio, Isacco, Dio gli chiede di sacrificarlo (Gen 22). Parrebbe un Dio crudele: prima ti dà un figlio e poi ti chiede di sacrificarlo! Se fosse stato così Abramo si sarebbe rifiutato, non avrebbe mai creduto che il Dio che lo aveva chiamato a uscire dalla sua terra potesse arrivare a tanto. Ad Abramo e Sarah succede quello che accade quando una coppia vuole a tutti i costi un figlio e quando questo dono arriva, ne diventano possessori. Abramo e Sarah devono imparare a riconoscere che il figlio è un dono di Dio, non è una proprietà.

Isacco vive e avrà un futuro nel momento in cui il padre e la madre gli permettono di ritrovare la sua vera condizione di figlio e di avere Dio come Padre. Perché questo avvenga occorre che Abramo e Sarah rinuncino a considerare un possesso ciò che hanno di più caro.

È la notte oscura di Abramo e Sarah perché devono accettare che quel Dio su cui potevano contare, disponga di loro e li contraddica nelle cose più care. Il punto limite cui deve arrivare il rapporto uomo-Dio, credente-Signore, è l’offerta della vita stessa, dell’intera vita dell’uomo. Come credenti, come Abramo, come Sarah siamo disposti a ridare puntualmente a Dio tutti i suoi doni, il dono della vita, il dono dei figli?

  1. Non solo Abramo e Sarah hanno lasciato la loro terra, sedotti dalla promessa di Dio, ma ci crederanno fino alla morte senza possedere un metro quadrato di terra, perché di fatto andranno prima a Bethel, poi nel Neghev, poi in Egitto e poi in Edom senza mai possedere un pezzo di terra. Chiamati alla fede, Abramo e Sarah vivono di fede e nella fede moriranno, unico possesso sarà la caverna di Macpela dove per prima viene sepolta la moglie Sara e dove poi verrà seppellito lui stesso.

Quattro sono dunque le opere di Abramo e di Sarah: le prime due riguardano le relazioni con gli altri, l’ospitalità e la preghiera di intercessione e le altre due toccano in senso più stretto la fede, perché si tratta di fidarsi di Dio anche di fronte al paradosso di un Dio che ti chiede di mettere i propri affetti e i propri possessi in secondo piano.

Perché sono così importanti per Gesù ‘le opere di Abramo’? perché rivelano la verità della vita. E qual è la verità della nostra vita? Lo dice Gesù all’inizio del Vangelo: Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. E la verità, lo dirà Gesù nell’ultima cena, non è un concetto o un’idea, ma è Gesù stesso: Io sono via, verità e vita (Gv 14,6).

Gesù è la verità delle nostre vite nel suo essere figlio di Dio e nel suo essere fratello per noi. La verità delle nostre vite è tutta racchiusa in questa doppia appartenenza a Dio e al prossimo. Siamo figli, perché nessuno di noi si è fatto da sé, per quanto intelligente, potente, famoso… ciascuno di noi è figlio. E proprio perché se io sono figlio, tu sei figlio, lei è figlia… siamo fratelli tra noi, siamo sorelle tra noi.

Sembra un principio elementare, quasi ovvio. Eppure quanto prevalgono l’individualismo, il nazionalismo, l’indifferenza? Succede come ai contestatori di Gesù che si vantano di Abramo, ma si dimenticano di essere figli di un Dio che ha messo in testa ad Abramo e a Sarah di uscire dalla loro terra, è lui che ha messo in testa a Mosè di far partire il popolo che stava soffrendo e morendo in Egitto.

È il Dio della Bibbia il grande colpevole delle migrazioni, perché è suo l’unico, lecito, grande codice: la terra è di Dio. Se la terra è di Dio ogni creatura ha diritto di camminarvi sopra e di condividerne i frutti fraternamente.

È questa la libertà che Gesù fa derivare dalla verità che tutti siamo figli e fratelli. E a chi, come diverse donne al potere oggi in Europa, si fa eleggere magari proclamandosi politicamente ‘madre’, suggerisco di andare a rileggere una pagina in cui incontriamo le prime obiettrici di coscienza della Bibbia quali furono le levatrici dell’Egitto che invece di ubbidire al decreto reale che ordinava di soffocare sul nascere i maschi delle donne ebree, dissero: No. E così li consegnarono al viaggio della vita.

Quando perdiamo di vista la verità della vita, ovvero che siamo figli e fratelli, finisce male: diciamo di credere in Dio ma tiriamo pietre contro gli altri, come succede nei confronti di Gesù.

Quando perdiamo di vista la verità della vita, ovvero che siamo figli e fratelli diciamo di credere in Dio e lasciamo affogare in mare uomini, donne e bambini, come succede oggi, siamo artefici di morte.

La menzogna ci rende schiavi e artefici di morte. La verità ci fa liberi e vivi. Perché la terra è di Dio.

(Gv 8,31-59)