XXI DEL TEMPO ORDINARIO - Lc 13, 22-30
(Lc 13, 22-30)
Sforzatevi di entrare per la porta stretta … Avete presente quelle porte ricavate nelle fortezze orientali, sono porte piccole, basse e strette che evitano l’ingresso ai soldati a cavallo, come la porta della Basilica della Natività a Betlemme: ci si deve chinare per poter entrare e vi si entra uno per volta. Per noi che siamo abituati a larghe porte scorrevoli, automatiche, che si spalancano al solo nostro avvicinarci diventa difficile seguire la metafora di Gesù. L’antichità conosce invece l’espediente di quelle aperture basse e strette per attraversare le quali occorre curvarsi in un gesto tutt’altro che agevole, cosa che permetteva un controllo molto più rigoroso nel caso di ospiti non graditi e che poteva significare anche la sopravvivenza.
Quando sentiamo Gesù che parla della porta stretta per entrare nel regno di Dio, dobbiamo immaginarci in quel contesto, in quell’ambiente, altrimenti non potremmo comprendere il suo linguaggio. Di che cosa è metafora però la porta stretta?
Stando al vangelo di Matteo, nel grande discorso della montagna, quando Gesù dice: Entrate per la porta stretta perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece e angusta la via che conduce alla vita e quanto pochi sono coloro che la trovano! (7,13-14), ci verrebbe da pensare alla porta stretta come all’osservanza dei comandamenti, all’impegno etico, alle esigenze della vita cristiana, infatti anche un testo del I sec., la Didaché, dice che il discepolo che segue Cristo, nella vita è posto davanti a due possibilità di scelta: due sono le vie … Come dicono anche i salmi 1 e 2 e il Deuteronomio: Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male (30,15).
Così anche noi, nella nostra vita siamo, se non ogni giorno, comunque spesso posti di fronte alla necessità di scegliere, di decidere la direzione dei nostri comportamenti. C’è dunque un primo significato che ci fa pensare alla “porta stretta” come alle esigenze di una coscienza retta e virtuosa che sa scegliere bene e sa scegliere il bene.
Ma nel vangelo di Giovanni (cap. 10) Gesù riprende questa immagine della porta affermando più precisamente: Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo (v.7.9). La porta è Gesù stesso, Gesù si identifica con la porta, la sua vita è una porta. Cosa significa? Anche perché non si accompagna bene con l’aggettivo ‘stretta’?! Anzi la buona notizia del Vangelo è la misericordia di Dio è talmente grande da abbracciare peccatori pubblici e il suo amore è tutt’altro che ristretto a pochi …
In un altro senso dobbiamo intendere questa ristrettezza e lo comprendiamo dalle prime parole di Luca di oggi che dice: Era in cammino verso Gerusalemme. È in questa direzione che possiamo comprendere le parole del Signore, parole che mettono di fronte ad un mistero, difficile da accettare per i suoi discepoli, mistero sempre difficile da accogliere anche da parte nostra, il mistero della sua pasqua. È più facile dire: appartengo al popolo eletto, appartengo al tal gruppo, abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze … Vedete possiamo dire al Signore di essere sempre andati a messa, di aver pregato, di aver fatto un pellegrinaggio … ma Dio non lo si compra a buon prezzo! Allontanatevi da me, dice il Signore: parole terribili. Ci viene chiusa la porta in faccia.
Se qualcuno che amiamo ci dicesse: vai via! La nostra vita subirebbe un tracollo, cadremmo nella crisi più profonda … guai al giorno in cui ci sentissimo rifiutati, messi al bando, il passaggio alla disperazione sarebbe breve. Se poi a dirci così fosse Dio, allora sarebbe proprio l’inferno.
Se Gesù è la porta, nel senso che è il mistero pasquale, il fatto che lui Figlio di Dio conosca l’esperienza della croce, che è appunto un’esperienza dura da attraversare, esige che si pieghi al giogo della croce, che si abbassi fino a terra a condividere la povertà della nostra condizione … allora comprendiamo in che senso questa sia una porta ‘stretta’ e cosa significhino allora le parole di Gesù: Sforzatevi di entrare per la porta stretta! Anzi il Signore non dice semplicemente “sforzatevi”, usa un verbo più forte: ‘lottate’, un imperativo che dice il profilo agonistico della vita cristiana, in greco agonizete!
È una vera e propria lotta: la fede è dono, la salvezza è un invito alla gioia del banchetto … ma esige la nostra partecipazione personale , come scrive Paolo all’amico Timoteo dice: Tu, uomo di Dio, combatti la buona (bella) battaglia della fede (1 Tim 6,12). Come vedete per il discepolo di Gesù non si tratta tanto di difendere la fede da qualcuno: il cristiano non ha nemici esterni della fede, perché il vero nemico della fede è dentro di noi, l’incredulità che ci abita, anzi l’idolatria che asserve il nostro cuore e la nostra mente agli idoli, questi sono i veri nemici della fede.
Nel linguaggio dei Padri della Chiesa, in particolare dei Padri del deserto, il profilo per così dire “agonistico” della vita cristiana, significa soprattutto vigilare, sorvegliare che il cuore non cada schiavo dell’orgoglio, della superbia che invece ci fanno stare dritti e impettiti anche davanti all’Eterno.
Non dobbiamo equivocare però: questa lotta spirituale, l’ascesi cristiana, non è soltanto, né soprattutto, moderazione, controllo di sé, saggezza … È assumere Cristo come criterio di scelta, come ispirazione delle nostre decisioni, perché attraverso la porta del cuore passano tutti i nostri pensieri e sentimenti e noi dobbiamo farli attraversare in Cristo, cioè passare nella follia del suo amore che lo ha portato ad abbassarsi e a umiliarsi, per essere come lui agili, leggeri, semplici.
Proviamo a domandarci: da che cosa mi devo liberare per essere più agile nel passare la porta stretta del Vangelo? Che cosa devo togliere dalla mia vita pratica che ingombra il passaggio attraverso Gesù?
È questo il dono che chiediamo al Signore, lui che era figlio di Dio si è umiliato fino alla morte di croce, conceda anche a noi di accettare che la nostra fede sappia attraversare la porta stretta della croce, con umiltà.