DOMENICA DELLA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO, CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI - Gv 10, 22-30


Immaginando Gesù che, come dice Giovanni, passeggia sotto il portico orientale del Tempio di Gerusalemme, dove i discepoli si trovavano con una certa consuetudine (At 3,11; 5,12) – è lo stesso luogo per intenderci dove Pietro ha tenuto il suo primo discorso -, ecco pensando a Gesù che passeggia sotto il portico potremmo oggi immaginare di passeggiare sotto le ampie volte del nostro Duomo. Sì perchè oggi, terza domenica di ottobre, da tempo immemorabile si celebra la festa della Dedicazione del Duomo, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani.

Dobbiamo risalire addirittura al V secolo: allorquando nella terza domenica di ottobre era consuetudine passare dalla cattedrale estiva di s.Tecla (più ampia) a quella invernale di s.Maria Maggiore (più piccola), edifici che non esistono più, ma che sorgevano sull’area tra l’attuale Duomo, la sua piazza e la Galleria.  Quando s. Carlo il 20 ottobre 1577 consacrò il Duomo si era solo a metà dei lavori: iniziati intorno al 1386 si concluderanno con la facciata solo nel 1814, più di quattrocento anni per quella che i milanesi opportunamente chiamano la «fabbrica del Duomo»!

La chiesa, e nel suo piccolo lo vediamo anche per la nostra, è sempre un cantiere aperto. Anche se oggi quando diciamo «chiesa» nel modo comune di sentire, nel modo di esprimersi dei media si pensa a Roma, alla basilica di san Pietro: quella sarebbe la chiesa per eccellenza, da cui come in una multinazionale, si diramano le filiali che sarebbero le diocesi e le relative chiese cattedrali nelle diverse città di tutto il mondo.

Analogamente, quando diciamo «chiesa» il pensiero corre istintivamente al papa Benedetto, vescovo di Roma che invierebbe i vescovi quali suoi rappresentanti nelle diverse diocesi o chiese locali.

Questo modo di considerare la chiesa diocesana come filiale periferica di una chiesa centrale, quella romana, non è corretto. I vescovi non sono come i Prefetti che il governo centrale invia a presidiare il territorio.

La chiesa, e il Concilio Vaticano II lo ha solennemente definito, si realizza anzitutto e pienamente là dove un vescovo, successore degli Apostoli, raduna una comunità con l’annuncio del Vangelo e con la celebrazione dell’Eucaristia. Allora lì c’è la chiesa nella sua pienezza, non una succursale, una filiale, una agenzia periferica dell’amministrazione centrale.

In particolare la parola di Dio di oggi ci offre tre squarci su questo mistero della Chiesa, dopo averci presentato nelle ultime domeniche anzitutto il perchè stare nella Chiesa e poi la Chiesa nel suo rapporto col mondo, la sua missione profetica.

Il primo ce lo offre Isaia parlando della «città forte», il secondo Paolo dicendo che siamo il «tempio di Dio» e infine Gesù in Giovanni dice che la chiesa è come un gregge che ascolta la parola del suo pastore e lo segue.

1. Isaia ricorre all’immagine della città forte, immagine che esprime la Chiesa come comunità, come insieme di battezzati. La città è l’immagine per eccellenza della convivialità delle differenze, ma è un’immagine che con l’aggettivo «forte» esprime una certa condizione che è poi quella che ha portato la civiltà umana a costruire città fortificate: quella della paura di essere assediata dai nemici.

La chiesa è una città forte dice Isaia, ma di quale forza? E contro quali nemici? Ci sono nemici oggi per la Chiesa? E certo che ci sono e Gesù l’ha ampiamente annunciato. Così pensiamo ai nemici ideologici, Benedetto XVI ricorda spesso il relativismo, l’individualismo… cosa che non facciamo fatica a riconoscere.

Pensiamo anche ai nemici che la denigrano, o a coloro che la perseguitano: in questi giorni un vescovo africano del Sudan ha raccontato al Sinodo per la chiesa africana di come sette cristiani siano stati rapiti e crocifissi agli alberi della foresta e lì lasciati morire in maniera crudele. Eppure, diceva mons. Kussala: «Noi non vogliamo morire: tutto questo rafforza la fede della gente che continua a venire in chiesa».

Di quale forza è forte la Chiesa? La forza della chiesa, come dice bene Isaia, si appoggia su una roccia salda: il Signore è una roccia eterna.

Se la chiesa universale, diocesana… fino alla più piccola comunità sperduta nella savana africana si appoggia alla roccia saldissima che è Dio, si appoggia lì e non su altro, allora non ha da temere nemici, nemmeno la persecuzione e la morte.

Anzi, da sempre la Chiesa crede che «il sangue dei martiri sia il seme di nuovi cristiani», perchè il nemico più insidioso della Chiesa è la mediocrità, siamo noi stessi, ciascuno di noi per la sua parte.

La storia ci insegna che per quanto ogni città ben fortificata possa erigere bastioni e attrezzarsi con strumenti di ogni genere, alla fine spesso cade a causa di trame interne, di cittadini che si concedono al miglior offerente, di corrotti che svelano ai nemici i punti deboli…  analogamente potremmo dire che possiamo essere noi, il nemico dell’ecclesia, più precisamente la nostra indifferenza, la nostra superficialità, la nostra mediocrità.

2. Paolo nella seconda ai Corinzi ci offre un secondo squarcio sul mistero della Chiesa, quando afferma: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi?

La domanda apparentemente retorica di Paolo è sempre attuale ed è vera anche per noi: ma siamo coscienti di essere per il mondo il tempio di Dio?

Il tempio è un’immagine importante perchè ci rimanda alle due dimensioni che costituiscono la Chiesa stessa; così come il tempio ha una struttura fisica visibile e una dimensione spirituale invisibile, analogamente la Chiesa sussiste di queste due dimensioni che insieme rendono possibile l’incontro con Dio. E questo è un aspetto fondamentale del mistero della Chiesa che nel mondo moderno del virtuale si fa più fatica ad accettare: la Chiesa non è una comunità virtuale che mi costruisco con coloro con cui vado d’accordo. Magari ci si può sentire più in comunione attraverso Internet con migliaia di persone, attraverso i blogs e i siti web, You Tube, Facebook, Flickr… tutti strumenti che ci mettono in contatto con altri, ma senza mai condividerne la storia, la vita. Non c’è la chiesa di facebook.

Siti web e comunità virtuali sono forme di comunicazione interessanti e utili, ma non possono sostituirsi alle relazioni concrete, alla storia vera delle persone, così come la corrispondenza o il telefono non possono servire di base per un matrimonio!

La chiesa è una comunità di persone che nella loro diversità, come noi oggi, grazie al dono dello Spirito Santo diventa un solo corpo, il tempio visibile dell’amore di Dio.

3. Infine l’ultima immagine è quella di Giovanni che ricorda la festa della dedicazione e consacrazione del Tempio. Torniamo dunque a passeggiare anche noi insieme con Gesù nel portico orientale del Tempio di Gerusalemme, per ripararci dal freddo, infatti la festa si celebra nel mese di dicembre, per riascoltare Gesù che dice: «le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono». Queste parole ci ricordano che la Chiesa, fedeli e pastori, è tutta relativa al Cristo.

E da Cristo impariamo l’obbedienza alla Parola di Dio, la fedeltà nella sequela, e se la metafora del gregge può disturbare la nostra sensibilità moderna, allora possiamo dire che la Chiesa, come il suo Signore, ha sempre l’aspetto della serva.

Essa non è né un’accademia di scienziati, né un cenacolo di spiriti raffinati e nemmeno un’assemblea di super impegnati… è anzi esattamente il contrario.

È a servizio dell’uomo, impara dal suo Signore a cercare zoppi, miserabili, poveracci, ciechi… anzi la Chiesa da quando esiste si è sempre attirata il disprezzo delle élite: pensatori, spiriti superiori rifiutano la loro adesione e non mancano di rimarcarlo pubblicamente quasi ad affermare una forma di superiorità e di emancipazione…

La storia è costellata di queste figure, a partire dal filosofo Celso (II sec.) che era disgustato da «questa accozzaglia di gente semplice, priva di mordente e di cultura»… per arrivare fino al furore di Nietzsche e di contemporanei che sembrano dire: voi siete il tempio di Dio? Il corpo di Cristo? E il tempio di Dio sarebbe fatto di materiale così grossolano?

Sì, questa è la Chiesa serva dell’uomo e di ogni uomo perchè non c’è uomo che non sia amato da Dio.

La Dedicazione del Duomo ci dona dunque tre immagini, tre squarci sul mistero della Chiesa: la prima della città forte, per vincere la nostra autoreferenzialità; la seconda del tempio di Dio, per non costruirci una chiesa virtuale su misura; e la terza di chi ascolta la voce di Cristo e lo segue, per sconfiggere il nostro orgoglio e per svegliare la nostra pigrizia spirituale… e tutto ciò è davvero un lavoro mai concluso!

E questo se è vero per il Duomo sempre in perenne restauro, lo è ancora di più per la costruzione della comunità dei credenti, vera e propria «fabbrica del Duomo», impegno per ognuno di noi e per ogni generazione.

(Is 26, 1-4. 7-8; 54, 12-14a; 1 Cor 3, 9-17; Gv 10, 22-30)