PASQUA - nel giorno - Gv 20, 11-18
È proprio perché Maria di Magdala ha ascoltato le parole di Gesù: Va’ dai miei fratelli, e non solo per il fatto che le ha ascoltate, ma soprattutto per il fatto che le ha anche eseguite, che noi siamo qui oggi.
Grazie Maria di Magdala, grazie donna innamorata di Cristo perché il tuo amore ha attraversato i secoli, le regioni e le culture per arrivare fino a noi, anche se non è stato facile, nemmeno per te.
Ma tu eri ostinata e se i discepoli erano più restii a credere: Non avevano ancora compreso che egli doveva risorgere dai morti (20,9) e per questo dopo aver visto il sepolcro vuoto se ne tornarono a casa (20,10), tu invece non ti stacchi dal sepolcro e piangi.
Che pianto era? Quello dell’ostinazione delusa? Della rassegnazione di fronte alla morte? O di chi stava elaborando il lutto?
Sta di fatto che per due volte Giovanni scrive che piangeva e per altre due volte riporta la domanda: Donna perché piangi?
Certe donne incinte all’inizio della gravidanza piangono con estrema facilità, senza sapere perché.
Maria di Magdala aveva mille motivi per piangere e sapeva bene il perché di quelle lacrime che scorrevano copiose. Ma non sapeva che da quelle lacrime stava nascendo qualcosa di nuovo, di inedito. Gesù il suo maestro, è vivo, è risorto.
Anche se questa parola ri-sorto, come ri-surrezione rischiano di tradire il senso perché quel “ri” nella nostra lingua significa tronare indietro, tornare alla situazione precedente.
Il verbo greco che fa dire alle chiese orientali: Kristos anesti! dovrebbe essere tradotto: Cristo si è alzato dai morti, perché Gesù non torna alla vita di prima, ma fatto assolutamente nuovo, Gesù è sempre Lui e si è alzato dai morti, ha vinto la morte in tal modo da non dover più morire.
Umanamente parlando a Maria di Magdala avremmo volentieri regalato parole di consolazione, avremmo cercato di distrarre il suo pensiero, l’avremmo invitata a fare delle cose… perché così agiamo con chi amiamo: vorremmo alleviare il loro dolore, ma anche perché alla sofferenza non sappiamo resistere e spesso rispondiamo cambiando discorso o regalandoci sempre nuove distrazioni.
Gesù risorto cosa fa? La chiama per nome. Riapre così quella relazione che la morte aveva interrotto, ma la riapre in termini nuovi.
Quando Gesù chiama Maria di Magdala per nome è come un fulmine che esplode in cielo in pieno giorno, come un tuono poderoso che scuote il giardino! E lei vorrebbe abbracciare e trattenere il suo Gesù, ma questo sarebbe un tornare indietro, questo sì un ri-trovare qualcosa, qualcuno che si era perduto. Non si tratta di ritrovare, ma di aprire una relazione altra, non per se stessa, per questo le dice: Va’ dai miei fratelli!
«Ma come, ti ho appena ritrovato, ti sapevo morto e ora che ti rivedo e sono “felice come una pasqua”… mi mandi via?».
Va’ dai miei fratelli. Quel sepolcro che era per la donna il punto di arrivo, ora diventa il punto di partenza. È l’incontro con il Risorto che trasforma, che cambia e costruisce nuove relazioni.
Certo normalmente pensiamo che la risurrezione sia una cosa che riguarda la vita dopo la morte, che la risurrezione sia la promessa di Dio che si realizza per la prima volta nel Figlio, in Cristo Gesù e noi l’attendiamo con fede alla fine dei nostri giorni.
Ma inviando la Maddalena da quelli che erano i suoi discepoli, e che nonostante il tradimento e la fuga ora chiama i suoi «fratelli», Gesù inaugura un popolo nuovo, il popolo di pasqua.
La pasqua è davvero l’inizio della nostra avventura di poveri cristiani, qui comincia l’avventura del popolo di pasqua, grazie alla fede e all’amore di una donna coraggiosa e audace qual’è stata Maria di Magdala.
Il popolo di pasqua è costituito da individui che hanno fatto questo passaggio, hanno attraversato la palude dell’entropia della paura e della tristezza, ma che nell’incontro con Gesù hanno compreso di non dover più aver paura della morte e possono gustare la liberazione e l’appartenenza a una casa comune e a un futuro comune.
Oggi si fa un gran parlare di popolo, anzi di populismo, ma è un’altra cosa: è l’egoismo di un gruppo, di una parte del popolo. Il populismo è miope perché se è vero che raccoglie il grido del disagio, tuttavia non prospetta una liberazione e nemmeno il cambiamento delle condizioni, piuttosto offre una parvenza e un’illusione di sicurezza facendone pagare il prezzo in sofferenza e dolore a un’altra parte di popolo che sono gli altri, gli stranieri, i poveri, i diversi.
Ma non cercheranno costoro di riscattarsi? Anche il loro grido di dolore verrà ascoltato. E allora se non vogliamo ritrovarci populisti, diciamo che davvero l’unico nemico possibile è la morte, agiamo contro il nostro vero avversario da combattere insieme e che sono la povertà, l’ignoranza, l’ingiustizia.
Il popolo di pasqua combatte la morte per la vita e non gli uomini e le donne per una bandiera.
Il popolo di pasqua lotta contro l’ingiustizia e non per un confine.
Il popolo di pasqua lotta contro la povertà e non per la ricchezza.
Per questo preghiamo oggi:
Maria di Magdala
donna del mattino di Pasqua
insegnaci le forme dell’amore,
quell’amore che nulla può
se non si dona
affinché sorga per tutti
l’alba di risurrezione.
(Gv 20, 11-18)