IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA - Lc 1, 26-28


Voglio sottolineare due particolari della lettura del Vangelo di oggi. Anzitutto riconosciamo l’iniziativa che è dell’Eterno. Così dice Luca quando scrive: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio… la cosa importante è Dio che decide di inviare il suo angelo. Non si sofferma sul motivo e sul perché l’angelo Gabriele venne mandato proprio in quel momento, in quel luogo, in quella casa, da quella ragazza. Sarebbe, sia pure comprensibile, una inutile e sterile curiosità.

È molto più importante fare i conti con la disponibilità a saper riconoscere nella nostra vita quante volte il Signore ha preso l’iniziativa, se sappiamo vedere quando Dio ci ha coinvolti in un qualche modo, sempre molto umano e semplice, ma comunque con gioia, come dice l’angelo a Maria: Rallegrati il Signore è con te.

L’iniziativa di Dio non è distaccata, pesante e altisonante. No. Anzitutto: gioisci, rallegrati, sii felice! Perché? Perché il tempo è bello? Perché il tuo fidanzato ti vuole bene? perché i tuoi genitori sono i più bravi? Probabilmente anche per tutto questo, ma anche se tutto questo non fosse possibile, gioisci perché comunque il Signore è con te. Dio ti è alleato, è dalla tua parte. Non ti lascia sola, non ti abbandona.

La gioia in questo caso è la dominante dell’anima che ti fa stare con fede nei vari e altalenanti eventi della vita. In ogni accadimento, in ogni incontro… impara a riconoscere il dono di Dio. La gioia profonda, quella che nulla potrà mai togliere dal cuore, nasce proprio da uno sguardo, da un animo capace di stare in sintonia con la profondità della vita, dove puoi scorgere i doni di Dio.

Secondo rilievo: a una prima lettura non ce ne rendiamo conto, ma Luca con il racconto dell’annunciazione inserisce Maria nella lunga fila di donne che hanno segnato la storia biblica. Il nuovo testamento riconosce il ruolo delle donne nella storia di Dio. Già parlare di storia di Dio parrebbe un ossimoro. Dio è l’Eterno e non ha storia!

Invece si immerge nella storia ci dice il vangelo e per farlo sceglie una ragazza, una donna. Noi siamo abituati a leggere la Bibbia con piglio maschilista: parliamo di Abramo, di Mosè, di Giacobbe… per dire l’intraprendenza e il coraggio maschile, e non ricordiamo facilmente che se questi hanno lasciato un segno nella storia è perché delle donne con loro e talvolta prima di loro hanno accolto l’iniziativa di Dio.

Nominiamo facilmente Abramo, ma difficilmente ricordiamo la bellezza incomparabile di Sara che la accompagna lungo tutta la sua veneranda età. Eppure ancora oggi in Israele si benedice una ragazza augurandole di essere bella come Sara!

Nemmeno ricordiamo l’intraprendenza di Rebecca che interrompe a suo modo con l’inganno il procedere naturale delle cose, per cui non sarà il primogenito ad avere la benedizione del padre Isacco, ma Giacobbe, il secondo nato.

Dovremmo dunque smetterla di chiamare le storie bibliche di Genesi “storie dei patriarchi”, è una lettura riduttiva e parziale dell’iniziativa di Dio che ha sempre invece coinvolto le donne. Chiamarle “storie dei genitori d’Israele” rende giustizia al ruolo e al protagonismo femminile nel disegno di Dio.

Facciamo davvero fatica a fare i conti con una memoria selettiva che ha messo da parte il ruolo delle donne nella storia della fede.

Così oggi contemplando Maria di Nazareth, stiamo davanti a lei quale icona di un popolo, immagine di una comunità di discepoli che imparano da lei a riconoscere i doni Dio.

A noi che pensiamo la chiesa come qualcosa che viene realizzata dai nostri impegni, dai nostri calendari, dalle nostre programmazioni pastorali… questo tempo di pandemia ci restituisce una vita ecclesiale semplificata, resa più essenziale, con agende meno complicate… ma non per questo i doni di Dio vengono meno.

Quale dono ci ha fatto il Signore in questo tempo, quali doni non ci fa mancare nonostante siamo costretti a ridimensionare tante nostre abitudini. abbiamo un cuore aperto e una mente attenta ad ascoltare quella parola di Dio che Maria ha saputo cogliere nell’ordinarietà della sua esistenza?

E poi, contemplando Maria, domandiamoci ancora: ma nella chiesa, nella comunità riconosciamo il ruolo della donna, sappiamo vincere quel maschilismo della fede che ci fa pensare la storia di Dio a senso unico?

A discapito di tutte le nostre resistenze l’Eterno sceglie una ragazza di un villaggio sperduto per diventare umano. Poteva farlo in tanti modi e forse anche più eclatanti e sorprendenti… in fondo ha scelto la via ordinaria per farci un dono straordinario.

Forse se dessimo più spazio e riconoscessimo l’iniziativa di Dio, accoglieremmo con gioia il dono del femminile che è un dono per l’altro. Se ci pensiamo l’uomo prende per sé, è più occupato del proprio risultato e di quanto riesce a portare a casa. Alla donna è dato di occuparsi dell’altro, sempre.

Se non apparisse troppo violenta come figura, oserei dire che occorre un’altra Giuditta, donna sapiente e abile, per tagliare la testa al maschilismo dominante, per denunciare la fragilità del potere maschile e così salvare il popolo.

Ritorna spesso nella Scrittura la fragilità del potere maschile: l’abbiamo ascoltata in Adamo che cede alla proposta di Eva. Anche Abramo non sa difendere Sara e la cede come sua sorella quando la situazione si fa critica per lui. Isacco si fa ingannare da Rebecca come abbiamo ricordato… il potere maschile è fragile.

L’azione di queste donne ci annuncia che Dio si occupa del suo popolo, si schiera, non abbandona l’oppresso, il perseguitato, ma li soccorre attraverso i gesti delle persone che si sentono responsabili della storia, anche se agli occhi dei più sembrano come un segno debole e fragile, come appare una donna.

Maria di Nazaret si innesta in questa lunga discendenza al femminile, per rendersi tenda ospitale di Dio così da generare quell’umano Gesù, il più grande dono di Dio che saprà fare tesoro del ruolo delle donne per far correre il Vangelo fino ad oggi.

Contempliamo Maria e ringraziamo l’Eterno, mentre lo preghiamo che la chiesa, superando ogni retorica e ogni resistenza culturale, sappia riconoscere il dono di Dio e il dono della donna per continuare la corsa del vangelo.