III DOPO PENTECOSTE - Gv 3, 16-21
Nicodemo è proprio un personaggio criptico, almeno così appare nelle tre occorrenze in cui il vangelo di Giovanni ce ne parla. La prima è appunto al cap.3 di cui abbiamo ascoltato qualche versetto, poi quando al cap. 7 i suoi colleghi vogliono incriminare Gesù e lui richiama un principio giuridico elementare: La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa? (v.51). Infine lo vediamo con Giuseppe d’Arimatea a prendersi cura del corpo di Gesù per toglierlo dalla croce e deporlo nel sepolcro (19,39).
Lo incontriamo in questi tre momenti della vita di Gesù, come uno che è rimasto colpito da lui e che vorrebbe confrontarsi di più, forse vorrebbe anche decidersi per lui, ma non può o non riesce a fare il passo.
Calvino chiamò nicodemiti un gruppo di individui che avevano idee protestanti, ma che non lo davano a vedere per la paura di essere perseguitati e praticavano piuttosto il culto cattolico senza intima partecipazione[1]… Non mi sembra sia questo il caso di Nicodemo.
Ci può sorprendere ma fino a un certo punto la decisione di andare di notte a parlare con Gesù. Sicuramente aveva i suoi buoni motivi per non farsi vedere dagli altri: era uno dei capi dei Giudei, dice Giovanni, e come tale non voleva compromettersi. Doveva essere una persona influente, rispettata… aveva un nome da difendere.
Ma è anche vero che la notte favorisce una confidenza maggiore, si è più sciolti e certe barriere cadono da sé, le idee e i pensieri si condividono più facilmente che nella razionalità del giorno. Si è anche più liberi di porre domande e a lasciarsi andare a confidenze, non a caso Martini aveva intitolato Conversazioni notturne a Gerusalemme, un libro intervista che suscitò un certo clamore.
Ma se è vero che, come dice qualcuno, la metà della notte è il principio del giorno, penso a Nicodemo come a uno che vede in Gesù un interlocutore vero, credibile, cui porre le domande che non si possono fare proprio a tutti.
Allora mi viene da invitarvi a pensare: quali domande, se ci fosse data questa possibilità, vorremmo porre a Gesù? Provate a pensarci.
Personalmente gli chiederei anzitutto perché il Vangelo che è un dono straordinario, affascinante al punto che io non potrei farne a meno, non attira così come dovrebbe le nuove generazioni? Perché come cristiani abbiamo un tesoro tanto prezioso eppure facciamo una fatica improba a trasmettere la bellezza dell’essere suoi discepoli? Perché?
E poi se guardo il mondo in cui viviamo, se ascoltiamo la violenza che percorre il nostro mondo, se penso a ciò che succede alle donne curde per mano dei turchi, se penso al razzismo nei confronti dei neri in America, se leggiamo le atrocità che vengono perpetrate ai migranti in Libia… davvero c’è da cadere nello sconforto. Se osservo il male nel mondo ci toglie il respiro, ci fa mancare il fiato.
Perché l’uomo e la donna fatti a tua immagine, Signore, sono capaci di trattare così gli altri esseri umani? Perché tanta violenza? Perché tanta sete di denaro nel mondo? E poi perché tanto scempio nel creato, tanta violenza anche con l’ambiente e i doni della creazione?
Vorrei essere invincibilmente ottimista nei confronti degli esseri umani, vorrei sperare che nessuno voglia fare davvero del male a un altro… e invece! Così allora le domande diventano più complesse e profonde.
Anche perché se ascoltiamo la narrazione della Genesi in cui si dice che l’uomo e la donna non possono mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire (2,17), l’inquietudine sale. Il mistero dell’origine del male rimane un enigma, è comunque una questione sospesa.
Ecco, Nicodemo va da Gesù perché si rende conto che il suo essere uno dei capi dei farisei non lo esime dal porsi domande scomode, non solo ma non lo preserva nemmeno da questa condizione di possibilità di male, di violenza, di cattiveria. Così come il nostro essere cristiani non ci esime dal fare i conti con la fame vorace che è propria dell’uomo e che lo porta a fare il male!
Se avrete la bontà di trovare il tempo, provate ad andare a leggere tutti i 21 versetti di quell’incontro per renderci conto della risposta di Gesù.
Gesù non dà una risposta teorica sull’origine del male, ma indica a Nicodemo la possibilità di rinascere, cioè che l’essere umano non è affatto condannato a fare sempre queste cose. L’uomo e la donna possono rinascere. Nel senso che è il non amore che lascia emergere il peggio dal cuore dell’uomo. Sono la sete di potere, di denaro, di ricchezza ad obnubilare la sua vera vocazione… è significativa la metafora del mangiare dell’albero della conoscenza.
È come se l’uomo avesse sempre un’insaziabile fame di cose, di oggetti, di persone ma da sfruttare, da utilizzare per sé, come dice la simbolica del fagocitare. A Nicodemo Gesù risponde con la metafora della rinascita, vale a dire: non vinci il male con le teorie, ma lo vinci quando fai emergere da te il bene, sapendo che se non fai nascere il bene, lasci emergere quella mancanza, quell’assenza di bene che è il male.
E poi, c’è una seconda cosa che Gesù afferma nel rispondere alla domanda di Nicodemo che gli chiede: Come può accadere questo? Il tema è pratico, concreto: come?
A questo punto Gesù introduce un riferimento che Nicodemo conosceva bene e che è il serpente di bronzo innalzato nel deserto da Mosè per salvare coloro che venivano avvelenati dal morso dei serpenti. Per dire che anche lui sarà innalzato così.
Come può cambiare il mondo? Con le leggi e le riforme, con la tecnologia e con il progresso… tutto questo va bene, è necessario ma non sufficiente. Perché la questione è tutta nell’essere umano e nella sua responsabilità: come e con quale intento usa le leggi, le tecnologie, la modernità.
È quindi come tu ti metti in gioco in queste situazioni. All’uomo che vuole emergere, che vuole dominare, alla società della performance e della prestazione, alla cultura dell’efficienza… Gesù risponde con la debolezza dell’amore. Come puoi cambiare il mondo? Come vinci il veleno? Mettendoti dalla parte di Gesù che ha vinto il male con l’amore, amando fino alla fine per dirci Dio da che parte sta.
L’Eterno non sta mai dalla parte di chi fa violenza, di chi esclude, di chi odia, di chi fa del male. Dio sta dalla parte dell’innocente appeso al legno della croce, per dire tutto l’amore di cui è capace.
Ed è questo il terzo pensiero che Gesù rivolge a Nicodemo che è il passo del Vangelo di oggi, a conclusione del discorso notturno.
Dio, dice Gesù a Nicodemo, non condanna il mondo. E questo ci dà conforto perché noi sì che vorremmo talvolta che il mondo finisse, invece Dio non si stanca. Dio non condanna il mondo, anzi Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio… La dedizione è la chiave dell’amore: questo è fondamentale. Perché nella dedizione che uno può vivere nella vita coniugale, nella vita di famiglia, nelle relazioni di amicizia, nel modo in cui lavora, tramite la dedizione di sé gli esseri umani si aprono al regno di Dio, al modo di fare di Dio, che è il futuro. Senza dedizione non c’è futuro per l’umanità, per la chiesa stessa.
Nicodemo è ricondotto da Gesù a questa categoria che non è religiosa, non è affatto una nicchia per pochi eletti, è una condizione antropologica universale: fare con dedizione tutte le cose, farle con amore.
Sempre più spesso incontriamo persone scontente, frustrate che nelle loro aspettative e ambizioni sono rimaste deluse. Persone che sono sedute e aspettano che siano sempre gli altri a fare il primo passo… dall’impresario all’architetto, dall’educatore all’ingegnere, dal prete al padre di famiglia… se non ci metti dedizione finisci per scaricare sugli altri le tue amarezze, fai pagare a loro il tuo scontento.
Domandiamoci: quanto amore metto nel fare quello che faccio? Quanta dedizione, quanto di me sono disposto a mettere in gioco?
Questo fa Dio, dice Gesù, e dà fastidio perché l’amore disturba chi vuole un mondo rissoso e bellicoso per cui valga la pena fabbricare e vendere armi.
Disturba chi vuole un mondo di confini e di barriere per alimentare la divisione.
Disturba chi vuole un mondo pieno di paura perché così la gente si rifugia nelle dipendenze dal gioco, dalla droga, dai farmaci, dal sesso…
Anziché obbedire alla fame che fagocita tutto e tutto stritola per il proprio stomaco… donati, dedicati, fai bene il tuo lavoro, vivi con dedizione le tue amicizie, spenditi per la tua famiglia e la tua comunità.
Perché è vero che il peccato del mondo ci fa porre tanti interrogativi, suscita domande e ci porta inquietudine… ma poi di fronte al male devi deciderti. Il male è un appello a decidere da che parte stai.
Chi è pronto a lottare con Gesù contro l’ingiustizia? Chi si spinge in questa lotta al punto di accettare, come Gesù, svantaggi, incomprensioni, ingiurie e sofferenza?
(Gen 2,4-17; Gv 3, 16-21)
[1] Scusa ai signori nicodemiti (1544).