IX DOPO PENTECOSTE - Mt 4, 18-22


audio 23 lug 2023

Ormai il racconto dei primi chiamati è talmente noto che nel nostro immaginario le due coppie di fratelli sono immediatamente identificate con il loro compito di apostoli, di guide, di capi….

In realtà Gesù intercetta dei pescatori che stanno facendo il loro lavoro, più o meno giovani, sappiamo che Pietro è sposato… niente più, e li chiama a seguirlo. Questo è il verbo decisivo, li chiama.

Gesù prende l’iniziativa perché vadano dietro a lui, perché lo seguano. Ecco i primi followers, sono due coppie di fratelli pescatori che rispondono alla richiesta di Gesù: venite dietro a me.

Questa è la cosa decisiva: chiamati a seguire Gesù. Per noi è diventata subito la chiamata a fare gli apostoli, a fare i preti, i vescovi… facciamo attenzione, la prima cosa è stare dietro al Cristo.

Mentre nel nostro modo di pensare, quando si parla della vocazione, per noi significa diventare preti, consacrati… non è così. La vocazione non è l’individuo che dice: voglio fare il prete, voglio fare la suora… La vocazione è la chiamata di Gesù a stare dietro a lui, a vivere il Vangelo, dietro a lui. La chiamata riguarda tutti, a prescindere dal ministero e dal servizio che poi di fatto uno potrà o vorrà fare nella comunità, nella chiesa.

Avere la vocazione, è un modo di dire entrato nel nostro linguaggio per dire l’esclusività di un compito e di un ruolo precisi. Ma in realtà la vocazione non è una cosa che ci appartiene, lo dice il termine stesso: ognuno di noi è stato chiamato da Gesù a seguirlo, a compiere un percorso come hanno fatto le prime discepole e i primi discepoli che Gesù ha chiamato, un cammino, come spesso diciamo, di fede dietro a lui per arrivare a conoscere sempre più il Signore, per ascoltarlo, per accompagnarlo nei momenti della sua vita, breve e travagliata, per essere testimoni credibili del fatto che vale la pena lasciare tutto e seguirlo.

Ed è affascinante il fatto che Gesù chiami dietro a sé persone già realizzate, già mature, con una famiglia, con un lavoro… non ha istituito il seminario, la fabbrica dei preti, come la chiamava un caro amico prete operaio, ovvero una struttura avulsa dalla realtà nella quale vengono segregati alcuni e cresciuti nella ferma convinzione di essere ‘chiamati speciali’, di ‘avere una vocazione speciale’ e nelle cui mani consacrate viene riversato un potere sacro.

Gesù ha visto le mani callose dei giovani pescatori e non ha dato loro un potere speciale, ha chiesto di stare dietro a lui, di seguirlo per conoscerlo, per amarlo e per condividere la sua visione del mondo e del futuro, della vita e dell’amore, di Dio.

Si sono spesi fiumi d’inchiostro per sottolineare la subitaneità con cui i fratelli rispondono all’invito di Gesù: Subito lasciate le reti lo seguirono… si sono scritte pagine e pagine per dire lo strappo dalla realtà, dal lavoro, dalla quotidianità al fine di idealizzare una vocazione che aveva dell’eroico.

Basterebbe continuare a leggere il vangelo per rendersi conto che il Vangelo voleva dire altro, anzitutto che il fascino del Cristo era irresistibile, nelle sue parole e nei suoi gesti traspariva qualcosa di divino cui non si poteva opporre resistenza.

Questo non coincide con il mollare la barca e andarsene, tant’è che quelle barche divennero uno dei mezzi più usati da Gesù nei suoi spostamenti. Basterebbe rileggere alcuni passaggi anche solo del vangelo di Matteo.

Pochi versetti dopo infatti, incontriamo i fratelli pescatori rimettere mani ai remi per attraversare la tempesta con Gesù che dorme sulla barca (8,24). Li vediamo spesso risalire sulla barca per passare all’altra riva col Maestro (9,1), il quale la usa talvolta come pulpito da cui annunciare le parabole alla gente che sta sulla riva (13,2; 14, 13.22). Sarà da quella barca che Pietro fidandosi della parola di Gesù proverà a scendere e a camminare sull’acqua (14,28ss).

L’ultima volta che Matteo ci parla della barca di Gesù è quando dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù decide di dirigersi verso Magdala (15,30), il villaggio di Maria detta appunto Maddalena che troviamo già tra i primi a seguire il Signore (Lc 8,2-3) e che viene riconosciuta come l’apostola degli apostoli.

La prima cosa dunque è la chiamata di Gesù di uomini e donne a seguirlo. Al principio sta l’iniziativa di Dio che chiama non a fare delle cose religiose o altro, ma ad ascoltarlo, a stare con lui. Infatti subito dopo Matteo fa seguire il Discorso della montagna (capp. 5-7)… e infine al cap. 10 dirà precisamente cosa significhi diventare pescatori di uomini, quando i dodici apostoli vengono inviati in missione.

E cosa faranno per essere pescatori di uomini? Con quale amo, con quale esca i discepoli compiranno la loro attività di pescatori, se non con la stessa parola del Vangelo?

Una parola entrata talmente nelle fibre delle loro esistenze che non possono trattenerla per sé. L’hanno metabolizzata attraverso un cammino faticoso, con avanzamenti e regressioni, slanci e tradimenti… così i discepoli non dovranno mai dimenticare che la chiamata è del Signore, che la vocazione a seguire il Vangelo passa attraverso le mani callose dei pescatori piuttosto che nelle aule sterili di un seminario.

(Mt 4,18-22)