ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - Lc 1, 39-55
Dopo aver ascoltato queste letture ci potremmo chiedere dove sta il messaggio per la festa dell’Assunta? Infatti nella parola di Dio non ci viene trasmesso nulla almeno esplicitamente di questo grande mistero che noi contempliamo. Eppure questa è una delle feste più antiche, fin dai primissimi secoli i cristiani hanno voluto celebrare Maria nel mistero della sua morte, dico mistero perché secondo la chiesa d’oriente, l’ortodossia, l’anima di Maria dopo che si era addormentata è stata portata in cielo, per i cattolici Maria è stata assunta in cielo in anima e corpo.
Questo ci dice come nei primi secoli ci sia stata tutta una riflessione teologica importante intorno alla sua figura, come ci rivela il testo del prefazio che è una straordinaria sintesi di quelle riflessioni.
Sottolineiamo due aspetti del testo: anzitutto il prefazio dice che Dio non ha voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita! Se Dio ha scelto Maria come madre di Gesù, l’ha anche resa primizia della vita risorta. Questo crediamo oggi.
E poi la frase precedente dice: In lei, primizia e immagine della Chiesa, riveli il compimento del mistero di salvezza e fai risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza.
Quello che è accaduto a Maria è il destino di tutti noi, il futuro della chiesa, del popolo di Dio che è l’umanità.
Anche solo con questi due spunti possiamo dire che la festa dell’assunzione di Maria è un invito a sollevare lo sguardo per non dimenticare l’orizzonte verso il quale camminiamo, l’orizzonte iniziato da Gesù, e di cui Maria è stata resa partecipe per prima.
Detto questo l’assunzione di Maria rimane tuttavia un mistero un po’ silenzioso e velato: i testi biblici vi alludono o lo implicano, ma non ne parlano direttamente.
Anzi. se avete notato in tutte e tre le letture, l’Apocalisse, Paolo ai Corinzi, e Luca, ci troviamo dinanzi alle tensioni di fondo che governano la vita di ciascuno di noi e del mondo intero: c’è una lotta continua tra il bene e il male, un conflitto continuo tra la vita e la morte.
Nella lettura dell’Apocalisse incontriamo la descrizione enigmatica dello scontro drammatico tra il drago e la donna vestita di sole.
Nel drago rosso, e perciò sanguinario, è come se si concentrassero tutte le energie violente presenti sulla terra, tutte le prevaricazioni del potere, tutti gli odi e gli egoismi, le durezze di cuore che, come vediamo anche in questi giorni, generano odio, violenza e guerre.
Come Maria, la Chiesa e con lei ogni discepolo del Signore per rimanere fedele al Vangelo, per essere perseverante nella fede sa da subito che nella sua vita non incontrerà il plauso e il consenso, ma incontrerà incomprensione, odio, rifiuto…. D’altronde è stato questo il destino del figlio di Dio!
Ma appunto, contro il drago dell’Apocalisse si erge la forza inerme di una “donna vestita di sole” che partorisce il figlio nel travaglio. È un’immagine di grande fede per dire che nonostante la prepotenza del male, dell’egoismo e della durezza di cuore di cui l’uomo e la donna sono capaci, l’amore di Dio è più grande, sa far nascere la speranza, comunque!
Per questo la Chiesa guarda alla Madre di Dio come all’icona del proprio destino, del proprio futuro nel quale si adempirà la promessa di Dio.
Nella seconda lettura su una scenografia della potenza della morte che parte dal peccato di Adamo, si innesta l’annuncio della risurrezione di Cristo che vince ogni Principato e ogni Potenza e Forza…
Paolo riconosce dunque la storia umana come il luogo della grande lotta tra vita e morte, lotta che Gesù ha già vinto e che vedrà coinvolto ciascuno di noi, fino a quando sarà debellato anche l’ultimo nemico, la morte, la nostra morte.
Mi sembra un modo profondo e teologico di guardare alla storia umana che non è solo il palcoscenico di due forze che si combattono, ma come dice Paolo queste tensioni e conflitti sono abitati dalla certezza della vittoria del Cristo.
Queste scene grandiose, ma proprio per questo troppo lontane dalla nostra sensibilità, acquistano invece una dimensione più famigliare nell’incontro evangelico tra Maria e Elisabetta, due madri «per miracolo» nel cui grembo palpita la vita.
Di fronte alle forze del male di cui è intessuta la storia quotidiana, la proposta di Dio è il sussulto della vita in due grembi materni.
Questa è per me la considerazione più bella della festa di oggi: anche quando tutto parla di chiusura, di odio, di indifferenza… Dio predilige una logica diversa da quella, per dirla con l’Apocalisse, del drago rosso e sanguinario, ovvero è più potente un palpito di vita in un seno materno che non tutti gli strumenti di guerra messi insieme, che non tutto l’armamentario allestito dalla super potenze perché essi sono solo capaci di morte e incapaci di futuro.
Ma è evidente che questa non è ingenua poesia, perché anche Maria che, come dice nel Magnificat, ha accolto il mistero della maternità come dono di Dio, ha dovuto però misurarsi con i potenti nei loro troni, con i superbi nei pensieri del loro cuore…
Nel vangelo Maria è donna marginale, appartenente al mondo dei «senza potere», di coloro che non fanno notizia, ma che rimane ancorata alla fede in Dio in tutto, fino alla croce, tracciando così la strada per la comunità dei discepoli, per dirci che l’alternativa della vita, non passa nei palazzi di Erode, nemmeno in quelli di Caifa, né di Pilato o del Sinedrio.
Stare con Maria dalla parte della vita significa essere per la vita umana, di ogni uomo e di ogni donna, le cui ragioni non sono affidate all’euro, al potere, all’efficienza, alla chiusura delle frontiere…
Quante volte pregando il Magnificat mi sono detto: ma Signore se guardi la condizione del nostro mondo, la storia sembra solo sotto il segno del drago sanguinario, quando mai i superbi sono stati smentiti nei loro pensieri? e quali sono i potenti ribaltati dai troni? e gli affamati chi mai li ha saziati? Per non dire dei ricchi: altro che a mani vuote, se le riempiono sempre di più! Sembra che in questa lotta perenne la vittoria arrida ai prepotenti e gli umili siano sempre più sprofondati.
È vero, le forze di morte sono innumerevoli, ma la festa dell’Assunta chiede di pregare insieme il Padre perché ci doni l’umile fedeltà di Maria, nella piena consapevolezza che la sua promessa di vita oltre la morte passa proprio nei piccoli passi di fedeltà di ogni giorno, che la sua parola si realizza quando non ci lasciamo abbattere nelle prove, contemplando come Maria di Nazaret, figlia di Sion, ha saputo stare nelle vicende del suo tempo con una fede incrollabile e ora contempla il Dio della vita.
Chiediamo quella fede che si fida di Dio anche quando emergono i peggiori tra gli uomini, come dice il salmo 11, perché teniamo fisso lo sguardo verso la sua promessa di vita eterna.