IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA - Lc 1, 26-28
(Gen 3,9-11.15.20; Lc 1, 26-28)
In questo tempo di avvento e nell’imminenza del Natale di Gesù, la festa dell’Immacolata Concezione di Maria viene a suggerirci di provare a metterci dalla sua parte per pensare a ciò che poteva attraversare il suo cuore mentre viveva questo mistero grandioso, quali saranno stati i pensieri, i sogni e le preoccupazioni che, come succede a ogni persona umana, avranno riempito le sue giornate.
Troppo spesso abbiamo fatto di Maria un’idea, l’abbiamo astratta nel cielo lontano delle nostre perfezioni e disincarnata dalla fatica quotidiana dell’esistenza, l’abbiamo tolta dalla casa dove invece la raggiunge l’angelo Gabriele, dove ha vissuto la sua vita di coppia, la fatica e la gioia del mandare avanti una famiglia, del crescere un figlio, con tutte le attese e le preoccupazioni di un genitore. Eppure è su questa umanità che si innesta il dono di Dio in lei.
Dico questo perché noi oggi celebrando la festa di Maria nella sua Immacolata Concezione, non celebriamo la condizione di una ragazza che ha vissuto fuori dalla storia, non onoriamo la condizione di una donna che ha avuto una vita più facile, ma celebriamo il disegno di Dio in lei, contempliamo l’iniziativa dell’Eterno che dice la cura che egli ha per l’umanità a partire da una ragazza di Nazaret.
Questa è una dimensione che dobbiamo sempre tenere presente: Maria è lo strumento della bontà di Dio. Non dobbiamo dimenticare questa dimensione: la nostra devozione e la nostra preghiera a Maria non devono mai farci smarrire l’atteggiamento che ci suggerisce Paolo nella seconda lettura, ovvero di benedire il Padre, perché nella vita di Maria sappiamo vedere le orme, le tracce dell’amore di Dio.
Quando l’esperienza di Dio nella nostra vita diventa vera, autentica, e passiamo finalmente da una religiosità formale a un incontro personale, il primo verbo che avvertiamo vero per noi stessi in genere è quello cui ci ha abituati il Battista in queste domeniche di avvento: Convertitevi!
Avvertiamo cioè l’esigenza di conformare la nostra vita alle esigenze del Vangelo, della fede. Facendo l’esperienza dell’amore di Dio per noi percepiamo più forte il richiamo alla coerenza!
Quando invece l’Eterno irrompe nella vita di Maria è un altro il verbo da cui comincia. E l’abbiamo sentito dalla bocca di Gabriele: Rallegrati! Che non è un invito all’irresponsabilità, alla spensieratezza, ad avere quell’atteggiamento di cui talora abbiamo pure bisogno, di leggerezza e di distrazione.
Per chi, come Maria, conosce bene la Scrittura, quelle parole richiamano l’invito dei profeti rivolto a Gerusalemme, in genere in momenti difficili e di tristezza, per dare speranza: «Gioisci», diceva Geremia, «Esulta figlia di Sion», esortava Isaia.
Perché dovrebbe gioire la figlia di Sion? Perché dovrebbe esultare Gerusalemme nel mentre vive un assedio, piuttosto che una devastazione o una carestia?
Perché dovrebbe gioire Maria di Nazaret e, in definitiva, perché dovremmo essere contenti noi in questo tempo, in questo momento della nostra vita?
Noi non abbiamo molti motivi per rallegrarci, per essere felici. Lo ricordava ieri sera l’Arcivescovo in occasione della festa di s. Ambrogio, nel suo primo discorso alla città, in cui ci invita a vivere la condizione attuale non solo come una crisi, ma anche come un travaglio, anzi come una transizione: Questo tempo in cui la Provvidenza ci chiama più che mai ad agire da co-agonisti nel guidare la storia è simile a quello di un parto, una condizione di sofferenza anche acuta, ma con lo sguardo già rivolto alla vita nascente.
Qual è dunque il motivo per cui Maria deve essere contenta?
Dice Gabriele a Maria: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te.
Il motivo della gioia Maria non lo trova in sé stessa come soddisfazione dei risultati che ha raggiunto, la gioia di Maria non sta semplicemente nel fatto che può aver compiuto il suo dovere, perché si è sempre comportata bene, ma sta anzitutto nel fatto che il Signore l’ha riempita di grazia, l’ha colmata del suo amore gratuito, il Signore è con te.
Prima ancora che tu ti dessi da fare per stare con il Signore, l’Eterno ha deciso di stare con te.
Tu che sei stata ricolmata da Dio di grazia e sei il segno del gratuito dono di Dio, generi al mondo il Figlio di Dio.
È un po’ come se gli dicesse: Guarda Maria, tu hai i tuoi progetti, i tuoi sogni e sei tutta presa come ogni fidanzata che deve preparare il proprio matrimonio.
Non vedi l’ora di realizzare il tuo disegno, il suo sogno d’amore che è appunto quello di andare in sposa al tuo fidanzato, al tuo amato Giuseppe, e questo sarà, ma il Signore ti chiede di posare il tuo sguardo su un disegno più grande, certamente più grande di te, perché è il sogno di Dio per ridare speranza all’umanità, ad ogni uomo.
E questo non per i tuoi meriti, Maria, ma per pura grazia, così che conoscendo Gesù e seguendo lui, ogni persona ritrovi quella fiducia in Dio che invece si è interrotta nel cuore di ogni adamo e di ogni donna e che ha guastato, come raccontava la Genesi, anche i rapporti delle persone tra di loro.
Il Signore oggi ci dona di ascoltare ancora oggi questo invito: Rallegrati, rallegratevi, il Signore è con voi!
Proviamo a pensare se invece di pregare con le parole latine: Ave Maria, che ci tengono sospesi tra tristezza e rassegnazione, potessimo ripetere con l’angelo Gabriele – anche nei momenti più difficili: Rallegrati Maria!
Come ci aiuterebbe a vivere la nostra condizione con uno sguardo di fede più vero.
Gioisci, sii felice, beato non perché le cose vanno come vuoi tu, ma perché qualsiasi sia la tua situazione e le condizioni che devi attraversare nella vita, non sei solo, il Signore è con te!
In questa pagina trovano radice le beatitudini, quel programma di vita che Gesù annuncerà ai suoi discepoli e che il Figlio di Dio ha assorbito in ogni sua fibra, fin dal grembo di sua Madre.