Fernando Pessoa ha scritto una bellissima poesia che dice così: «Ho pena delle stelle che brillano da tanto tempo. Ho pena delle stelle. Non ci sarà qualcosa come una stanchezza delle cose, di tutte le cose, come delle gambe o di un braccio? Una stanchezza di esistere, di essere».
È come se ci domandassimo: Ma le stelle non si stancano mai? Io se devo stare una notte intera in piedi, crollo. Le stelle invece non si stancano mai? Il poeta prova pena per queste povere stelle. Non avranno mai quella stanchezza che piglia a noi umani ogni tanto e che non è solo una stanchezza fisica, ma la stanchezza di esistere?
La più bella risposta la incontriamo nell’Apocalisse quando Gesù dice di se stesso: «Sono io, Gesù… la stella luminosa, quella del mattino» (22,16). Se Gesù è la stella sicuro che non si stanca mai.
Anche il vangelo ci parla di una stella che guida i Magi, questi scienziati, diremmo oggi, che dall’oriente si sono messi in cammino, anzi la stella dei Magi è al contempo la guida nella notte e la destinazione del loro viaggio, la guida e la méta al tempo stesso, perché li porta da Gesù.
È un’immagine che ci dà speranza e forza d’animo: le stelle bucano la notte. Non so se avete mai camminato al buio o a lavorato all’aperto di notte. Stare al buio non è facile, anzi fa male, se brilla qualche stella, il buio resta, ma la stella diventa un riferimento, non elimina il buio ma dà sicurezza.
Ne ho fatto un’esperienza struggente nell’ultima missione in Ucraina: non potete immaginare quanta ansia mette il muoversi in una città senza luci, totalmente al buio, ti mancano i punti di riferimento. Guidare col buio e senza una stella perché il cielo era coperto, è inquietante…
Così come nella vita ci capita di essere al buio, quando arrivano le prove e il disorientamento è tale da fare salire la pura, il panico… a chi ci aggrappiamo, abbiamo qualche stella cui aggrapparci?
Ed è questa una condizione universale: ogni uomo e ogni donna vive in questa condizione, non è solo il credente a cercare un riferimento nel buio, gli scienziati che vengono da oriente muovono verso Betlemme sono immagine di tutti gli inquieti cercatori di luce, di senso, di gusto alla vita… Uomini e donne che non si accontentano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale, ma che avvertono il grido che sale dalla storia umana di uscire dalle tenebre del non senso.
Come sono attuali le parole di Isaia: siamo ancora noi i popoli che camminano nella nebbia, la tenebra sembra davvero avvolgere e ricoprire la terra, le violenze, le guerre, le ingiustizie e le disuguaglianze, anche l’inquinamento ci si mette a oscurare il cielo! Ma sappiamo che per quanto il buio sembri spegnere ogni speranza, Gesù è la stella che non si stanca mai. Anzi, continua ad essere la stella del mattino, la più luminosa – come dice l’Apocalisse – la stella che accompagna all’alba, al sorgere del sole, all’inizio di un nuovo giorno. È Cristo il punto di riferimento nella notte che conduce all’alba di una nuova giornata, di una nuova vita.
Quando lo sguardo affonda nel buio, quando nelle tenebre non riusciamo a vedere dove mettere i nostri passi e la paura paralizza le nostre energie… alziamo lo sguardo: una stella brilla per me, per te, per noi. È Cristo la stella del mattino, che va tracciando un orizzonte di futuro.
Ci saranno sempre surrogati di Erode che insidiano il cammino e che vogliono venderci risposte rassegnate e disillusioni a buon mercato. Teniamo fisso il nostro sguardo su Gesù, è lui la stella del mattino.
C’è una seconda cosa che mi colpisce dell’esperienza dei Magi ed è la battuta finale: per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Ed è un’esperienza sulla quale riflettiamo poco, una prospettiva non così scontata, quella di tornare a casa diversi, per un’altra strada, cambiati. I magi vedono la stella, partono, cercano, vedono il bambino e poi tornano. Ma come si può tornare da Betlemme? Come si può tornare dall’incontro col Signore?
È proprio questa la parte più difficile. I magi tornano per un’altra strada e allora questo può valere anche per noi: dopo il Natale tutto può tornare a com’era prima: è stato bello, abbiamo festeggiato, siamo stati insieme… però poi torniamo alla vita di tutti i giorni e quell’incontro rimane una bellissima esperienza, un bel ricordo, ma nulla di più.
I magi per un’altra strada fecero ritorno: quando hai incontrato Gesù veramente, non puoi tornare sui tuoi passi, non puoi continuare la vita di prima. Quando hai incontrato Gesù cambi strada.
Tornano a casa, sicuramente stanchi, un po’ più poveri per le spese del viaggio, ma tornano cambiati, sapendo che il loro viaggio non è stato inutile, anzi ha dato una svolta alla loro vita.
Come torniamo noi da Betlemme? Se abbiamo seguito e incontrato la stella di Betlemme, come torniamo ora alla vita di tutti i giorni? Come torniamo alle nostre cose, alle famiglie, ai nostri impegni?
Dopo l’incontro con Gesù, quando abbiamo visto la stella del mattino, non possiamo disperare, anzi è proprio con la luce di quella stella che possiamo cambiare le nostre vite, possiamo cambiare strada nel tornare alla nostra vita di ogni giorno.
Forse come non mai per noi oggi la fede consiste nell’affidarci alla luce del Vangelo, credere che quella stella che è Gesù, continua ad essere visibile e accessibile a tutti e per tutti.
(Is 60,1-6; Mt 2,1-12)