VI DI AVVENTO Domenica dell’Incarnazione o della Divina Maternità della beata Vergine Maria - Lc 1, 26-38a
Di angeli ha bisogno il mondo
Quale stridore avvertiamo tra l’annuncio che ci viene dalla Scrittura di una vita che viene concepita e di una nascita… e l’annuncio che risuona ormai senza sosta sui media, sui giornali di morte, di violenze mortifere, di vite soppresse addirittura in nome di Dio!
A un Dio che si fa vita umana, oggi si contrappone un dio che vuole la morte. Per un dio così, vanno bene le parole del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900) nel suo famoso annuncio funebre: Dio è morto.
È evidente che non intendesse la morte di Dio in senso letterale, come se Dio fosse fisicamente morto, anche perché Nietzsche riteneva che non esistesse, ma per dire che un’idea di dio così non ha più ragion d’essere.
Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: Cerco Dio! Cerco Dio! e poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. ‘È forse perduto?’ dice uno, ‘Si è perduto come un bambino?’ Fece un altro. Oppure si è nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato? Gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con il suo sguardo: Siamo stati noi a ucciderlo, voi e io! … Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso![1]
Il contesto in cui Nietzsche scrive l’annuncio funebre di Dio è certamente diverso dal nostro, per lui si tratta di un Dio che si identifica con una cultura, una mentalità decadente e nichilista che nega la vita, che nega la gioia dell’esistere, la gioia dei sensi, dell’arte, della danza, al punto che scrive: “Cristiano è l’odio contro la gioia dei sensi, contro la gioia”[2]. Il cristianesimo conosciuto dal filosofo mortifica la vita, la deprime e la soffoca. Per questa esperienza Nietzsche è convinto che il cristianesimo sia un vero e proprio attentato alla vita nelle sue radici profonde, che non sono razionali, ma appunto istintive. La sua polemica anticristiana è stata implacabile, proprio perché il cristianesimo con cui lui è venuto a contatto era una cattiva notizia, un disvangelo.
Piuttosto, il Vangelo – per Nietzsche – è stata la vita di Gesù che non fu per niente contro il coraggio, la libertà, contro la vita appunto, al contrario!
Credo che possiamo condividere questa critica oggi, dopo aver ascoltato le ultime parole del giovane iraniano 23enne Majidreza in un video in cui lo si è visto bendato parlare davanti a un microfono e dire, prima di essere impiccato: “Quando sarò sepolto non voglio pianti o che leggiate il Corano. Festeggiate e suonate musica gioiosa”.
No, non è il Dio del Vangelo, non è il Dio di Gesù quello che vuole la morte dei suoi figli… è già morto un dio così. Dio è Dio della vita, della gioia, della musica, della poesia, della libertà, della convivenza, delle diversità.
Infatti per annunciare la vita il nostro Dio ha scelto di cominciare da una donna, da una ragazza, da Maria di Nazareth. E l’incontro è stato una poesia, un canto.
Per fare questo l’Eterno ha coinvolto la donna, l’arca della vita, il grembo dell’amore e della gioia.
Una danza d’amore con lo Spirito l’ha resa feconda di Vangelo, di vita, di bellezza, di amore.
Nietzsche ci ammonisce del rischio che sempre possiamo correre di diventare funzionari di un dio di morte, di oppressione, di tristezza, di infelicità. In definitiva se Dio avesse scelto la strada del potere si sarebbe incarnato in una classe sacerdotale o farisaica del tempo: sarebbe stato sicuro di incidere di più, di contare di più. Invece ha scelto la via del corpo, dell’amore, del grembo di una donna.
La maternità di Maria genera il Vangelo della vita, genera il Dio della bellezza, della grazia, del dono, dell’amore
D’altra parte la seduzione del potere nasce da un grave deficit d’amore. L’obesità del potere oggi nelle relazioni umane, ecclesiastiche, politiche, sociali… non è estraneo all’anoressia dell’amore. L’abuso del potere nasce da una grave patologia d’amore.
Il potere mira in alto, al dominio e al controllo. Per ottenere questo schiaccia e opprime le persone, i corpi, le vite.
Il Vangelo prende inizio dall’incarnazione, dal farsi corpo della Parola, del Logos che diventa carne umana, per finire con Gesù che nell’ultima cena dirà: Prendete questo è il mio corpo per voi.
Il Vangelo è concretezza, carne, persona, uomo che si consegna: quel corpo che ha iniziato una storia d’amore è esattamente l’anti potere, è la metafora vivente del dono e non del possesso, del rispetto e non dello sfruttamento, della bellezza e non della violenza.
Continuiamo questo annuncio, l’annuncio di un Vangelo di vita e di amore, non di paura né di morte. Di queste persone ha bisogno il mondo, di angeli, cioè di annunciatori di buone notizie.
Oggi vorrei ricordare Franco Bomprezzi, a otto anni dalla sua morte, perché nella sua ‘fede laica’ come la chiamava lui, oltre ad essere un caro amico che proprio in questa chiesa abbiamo salutato, è stato uno che ha fatto della sua condizione un annuncio di vita, di gioia, di intelligenza, di amore. Affetto fin dalla nascita dall’osteogenesi imperfetta che poteva essere considerata una condanna, venne da lui trasformata in un’opportunità, un’occasione straordinaria di ascolto dell’altro, di incontro, di senso civico, di impegno sociale, di intelligenza aperta e libera.
Con la sua ironia diceva: Non autorizzo nessuno a pensarmi o a definirmi come “diversamente abile”. Diversamente un corno. Io sono bravissimo per i fatti miei. E lo so. Senza bisogno di concessioni benevole.
Franco ha fatto della sua fragilità un punto di forza, di riscatto e ciò che di lui poteva sembrare agli occhi dei più, umiliante, perdente, emarginante è diventato invece esplosione di vita, si è trasformato in passione, parola, proposta, diritti, scelte politiche… è diventato generativo.
Quando si parlava troppo di retro pensieri, quando ci si crogiolava in analisi più o meno nutrite di luoghi comune o recriminazioni, non era raro sentirlo svoltare bruscamente il discorso, dicendo: Ma parliamo d’amore!
Ecco di angeli così ha bisogno il mondo: di chi sa portare la buona notizia di un Dio che si fa umano, di un Dio aveva tutto il potere che voleva e che ha scelto la vita umana e l’ha condivisa con noi, prendendo corpo da Maria, semplice ragazza di Nazaret.
Se è così importante per il nostro Dio la vita e la bellezza, l’amore e la gioia, facciamo anche noi delle nostre vite, giovani o anziani che siamo, e dei nostri corpi, un capolavoro di dono, di generatività. Che siano feconde di Vangelo.
(Lc 1,26-38)
[1] F. Nietzsche, La gaia scienza
[2] F. Niezsche, L’anticristo